Laboratorio sulla scrittura: dal cuneiforme agli ideogrammi di oggi.

La parola Preistoria deriva dal greco e significa “prima della storia”, perché le popolazioni antiche non hanno lasciato memoria di sé attraverso documenti scritti.

I primi graffiti incisi sulle rocce  risalgono a più di 35.000 anni fa. Erano opere artistiche, ma non erano un testo composto da parole:  quindi, non erano una forma di scrittura.

Durante il Paleolitico gli esseri umani annotavano il passare dei giorni e delle stagioni con piccoli tratti sulle pareti delle caverne. Inoltre,  dipingevano scene di caccia e la strada per arrivare ai branchi di animali.

Durante il periodo del Neolitico gli esseri umani diventarono sedentari: vivevano in gruppi sempre più numerosi e si stabilirono in villaggi circondati da campi coltivati e recinti per il bestiame. Dipinti e graffiti rupestri documentano la loro vita di agricoltori e allevatori. Alcuni villaggi iniziarono a ingrandirsi e si trasformarono in città. L’aumento della produzione e degli scambi commerciali rese necessario registrare le attività di lavoro: nacque così la scrittura, un’invenzione che segnò il passaggio dalla preistoria alla storia, perché le tracce scritte permettono di datare con maggior precisione gli avvenimenti.
I Sumeri furono il primo popolo che usò  la scrittura.

L’evoluzione della scrittura

Il passaggio dal disegno alle parole avvenne attraverso tre fasi fondamentali:

I pittogrammi

Le prime forme di scrittura furono piccoli disegni che raffiguravano degli oggetti: per esempio una casa indicava un’abitazione. Questi segni sono chiamati pittogrammi.

Osserva la tavoletta. Riesci a indivuduare alcuni degli oggetti rappresentati con i pittogrammi?
Scrivi i loro nomi
…………………………………………………….
……………………………………………………..

Gli ideogrammi

In seguito i segni furono tracciati in modo più semplice ed erano usati anche per esprimere idee: per esempio una casa poteva significare “abitare”. Così sono nati gli ideogrammi.

I fonogrammi

Col passare del tempo la scrittura venne semplificata, sulle tavolette erano incisi piccoli segni, che non indicavano più un oggetto o un’idea, ma un suono. L’associazione tra segno e suono avvenne nella scrittura cuneiforme e nei geroglifici dell’Egitto, anche se suoni, pittogrammi e ideogrammi compariranno ancora insieme per diverso tempo.

Scrittura cuneiforme

L’alfabeto

Il passaggio più importante per lo sviluppo della scrittura è rappresentato dall’invenzione dell’alfabeto. I primi a diffonderlo furono i Fenici.
E’ curioso notare che, inizialmente, l’alfabeto non comprendeva tutti i suoni. L’alfabeto fenicio, infatti, non aveva vocali. La conseguenza? Era impossibile leggere ad alta voce uno scritto fenicio senza conoscere la lingua, sapendo quindi quali vocali inserire tra le consonanti del testo.
Per quanto possa sembrare scontato al giorno d’oggi, l’introduzione delle vocali nell’alfabeto fu una fantastica intuizione.

Alfabeto fenicio

Dall’alfabeto fenicio derivò quello greco che possedeva anche le vocali. I Fenici scrivevano da destra a sinistra come fanno ancora oggi gli Arabi, ma quando i Greci cominciarono a usare le lettere fenicie, le girarono al contrario perché scrivevano da sinistra a destra come noi. Anche la parola alfabeto è di origine greca e deriva dal nome delle prime due lettere, alfa e beta, cioè A e B.

Alfabeto greco

L’alfabeto latino deriva da quello greco delle colonie del sud della penisola. A causa dell’espansione romana si arrivò presto all’unificazione linguistica dei popoli conquistati. L’alfabeto latino è ancora oggi il più diffuso al mondo.

Ideogrammi moderni

Oggi, la maggior parte dei popoli del mondo usa la scrittura alfabetica, ma sono diventati di uso comune anche altri tipi di ‘segno’. 

Gli emoticon (le ‘faccine’), sono espressioni che permettono di comunicare molto rapidamente.

Conosci altri ideogrammi?

Come gli antichi mercanti

Immagina di essere  un antico funzionario che deve registrare  il cibo proveniente dalle campagne (7 sacchi di grano, 5 sacchi di lenticchie…)
Quali simboli potresti usare per  i numeri ? Quali per i prodotti? Quali simboli sono più facili da ripetere?

Disegna

Prova tu

Procurati un pezzo di argilla, modella una piccola tavoletta e prova a incidere i tuoi pittogrammi

Il filo della storia

Per i nostri ragazzi e le nostre ragazze comprendere il significato di durata, di successione e di contemporaneità vuol dire avvicinarsi ai concetti temporali su cui si fonda lo studio della storia.
In classe si lavora su questi obiettivi già dalla prima e si approfondiscono in seconda. In entrambe le classi, però, le attività proposte si riferiscono necessariamente all’esperienza concreta.

A partire dalla terza, invece, il focus si sposta indietro nel tempo, e di molto.

Il Big Bang è un fenomeno che cattura l’interesse di tutti e di tutte. Ma di quanto dobbiamo andare indietro nel tempo? Milioni di anni…

In terza si inzia quindi a parlare di preistoria e della sua durata, poi del periodo successivo, ossia la storia. Ma quale di questi due spazi temporali è il più lungo?

E’ importante che non ci si confonda, misurando il tempo in base al numero delle pagine dedicate agli argomenti, o in base agli anni in cui si studiano questi due periodi: preistoria solo in classe terza, storia dalla quarta in avanti. Spesso, infatti, ragazzi e ragazze tendono a misurare la durata, la successione e la contemporaneità proprio in base alla presentazione degli argomenti sui testi di studio.

L’attività che proponiamo serve a dare una prima idea più corretta dei concetti temporali. Può essere organizzata all’inizio della classe terza, come presentazione e osservazione del problema, e ripresa verso la fine dell’anno, per fare il punto sugli eventi che si sono succeduti in questo lunghissimo arco temporale.

Prendete un rocchetto di spago lungo 100 metri, mettetelo sulla cattedra e sistemate vicino un filo di spago (o di lana) di un altro colore, lungo 50 centimetri. E’ molto importante che tra i due esita una notevole differenza in lunghezza.
Si prende il rocchetto di spago e, srotolandolo, ci si fa un’idea di quanto è durata la preistoria: si esce dalla classe, si attraversa il corridoio, a volte si può arrivare fino in giardino.

Srotolato tutto, lo si lascia per terra. Si ritorna quindi in classe e si pone attenzione allo spago più corto. Si invitano i ragazzi e le ragazze a osservare quanta differenza di lunghezza esiste tra i due.
Tutti noteranno, senza dubbi, che è notevole.
Per concludere si possono unire i due fili, dando così l’idea di quanto sia lunga la storia del nostro pianeta e dei suoi abitanti, inserendo il concetto di successione.

In classe quarta, quando si affronterà lo studio delle prime civiltà, la misura del tempo potrà cominciare a essere più precisa.


Qui è possibile leggere un’altra attività sui concetti di contemporaneità e successione.




Giulio Cesare

In questa scheda si propongono due attività: la lettura di una fonte scritta e una ricostruzione cronologica delle fasi più importanti della vita politca di Giulio Cesare.
Entrambe aiutano i ragzzi e le ragazze e ricavare e rielaborare informazioni da vari tipi di testo, ma soprattutto ad approfondire la conoscenza della vita di uno dei personaggi più significativi della storia antica.

1 . Leggi il teso di Svetonio, un biografo romano dell’età imperiale.

Narrano che Cesare fosse gentile e umano, ma anche severo verso i suoi soldati. Non si vergognava di chiamare i suoi soldati “compagni d’armi”; spesso avanzava con loro nel viaggio a piedi e in prima fila combatteva come soldato tra le armi dei nemici. Così si conquistò il rispetto dei suoi soldati. Tuttavia, si mostrava anche severo e infieriva molto pesantemente su coloro che erano pigri nella battaglia o non obbedivano subito agli ordini.
Era solito nascondere le sue decisioni ai soldati e talvolta usava dare a notte fonda l’ordine di battaglia o trasferiva l’accampamento, affinché i suoi fossero preparati a ogni cosa. Anche contro i nemici che si arrendevano, spesso usava clemenza; si mostrava umano verso i vinti e gli inermi, ma molto severo verso coloro che, dopo la resa, si mostravano perfidi e non mantenevano la parola data.

Svetonio

2 . Rileggi il brano, poi completa le frasi. Otterrai così una breve descrizione del carattere di Cesare.

Cesare era coraggioso perché …………………………………………………………………………

Era severo quando …………………………………………………………………………………………..
e quando…………… ……………………………………………………………………………………………,
ma anche umano, perché ……………………………………………………………………………….
Era un comandante astuto perché …………………………………………………………………..

3. Colora in ogni coppia di riquadri, l’episodio della vita di Cesare che è accaduto prima.

Qui è possibile scaricare la scheda da stampare.
Qui è possibile scaricare la versione modificabile della scheda.

A tutto Egitto

L’antico Egitto è una vera passione per studenti e insegnanti. La vita di questo popolo, la cultura, le tradizioni, sono aspetti così affascinanti che spesso spingono i bambini a immaginare di essere archeologi per potersi immergere in scoperte di straordinaria risonanza, o addirittura a immedesimarsi in un faraone, o in una bellissima ragazza con capelli neri e dritti e con gioielli ricercati.

In questo post raccogliamo alcune proposte operative da sviluppare in classe, per approfondire la conoscenza di questo popolo.
Al loro interno si trovano: video, schede operative, letture con linguaggio semplificato, verifiche, spunti per dibattiti, confonto di idee e scambio di conoscenze.
Buon divertimento!

Una flippled classroom sull’imbalsamazione;

Una lettura di approfondimento sul cibo degli Egizi;

Un’attività sulla lettura di una fonte iconografica;

Un approfondimento sulle piramidi;

Una scheda di verifica;

I Macedoni e l’Ellenismo

Ecco una scheda sui Macedoni e l’Ellenismo. Può essere proposta in classe come attività di ripasso, oppure come verifica.
Le competenze messe in atto da questa attività sono le seguenti:

  1. Traccia i confini dei regni ellenistici, poi colora secondo la legenda

2. Indica sulla linea del tempo l’inizio e la fine dei regni ellenistici (301-31 a.C.).

3. Segna con una X le affermazioni corrette.

  • Con l’Ellenismo le poleis greche persero la loro libertà.
  • Le città-stato non esistevano più.
  • I cittadini si dedicavano ancora alla politica.
  • La società era divisa in tre classi principali.
  • Diminuirono i commerci tra i regni vicini e lontani.
  • Nei regni ellenistici si parlava il greco.
  • Sorsero molti centri culturali.
  • La biblioteca di Alessandria fu costruita vicino ad Atene.

4. Collega ogni fatto alla sua conseguenza.

5. Osserva l’immagine: che cosa rappresenta?

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Racconta.

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………………………………………………………………………………

Qui è possibile scaricare la scheda da stampare.
Qui è possibile scaricare la versione modificabile della scheda.

Alessandro Magno

La vita di Alessandro Magno è stata piena di avvenimenti e di grandi conquiste e non per tutti è facile ricordarne le tappe più significative.
La scheda che proponiamo aiuta i ragazzi e le ragazze non solo a ricordarle, ma anche a posizionarle in un contesto temporale corretto.
Può essere proposta in classe per una riflessione collettiva, o come lavoro individuale per focalizzare le informazioni e riorganizzarle in ordine cronologico.

Vita di Alessandro

  1. Leggi il testo.

Alessandro nacque a Pella, un’antica città della Grecia, nel 356 a. C.: era figlio del re Filippo di Macedonia. All’età di appena vent’anni, dopo la morte del padre, il potere passò nelle sue mani.
Alessandro aveva avuto come maestro Aristotele, uno dei più famosi filosofi greci. Fin dalle prime battaglie dimostrò di possedere uno straordinario genio militare e venne chiamato “Magno”, cioè “il grande”.
Il suo obiettivo era quello di estendere le sue conquiste e il suo dominio. Attaccò e sconfisse l’Impero Persiano, conquistò l’Egitto e arrivò fino in India, dando origine così al più vasto impero della storia.
Nel 332 a.C. fondò la città di Alessandria che divenne il più importante centro culturale del Mediterraneo.
Nel 323 a.C. a soli trentatrè anni Alessandro morì a causa di un’improvvisa malattia. Dopo la sua morte i generali si spartirono l’impero che egli aveva creato.

2. Completa i principali eventi della vita di Alessandro Magno, poi riordinali cronologicamente, numerandoli da 1 a 6.

3. Osserva la linea del tempo e collega le date. Attenzione a non confonderti.

La città di Alessandria è stata fondata nel 332 a.C. Alessandro è morto nel 323 a.C.
Quale delle due date viene prima e quale viene dopo?

Qui è possibile scaricare la scheda da stampare.
Qui è possibile scaricare la versione modificabile della scheda.

Qui un esempio di attività sulla linea del tempo. La proposta è riferita alla casse quarta, ma può essere adattata anche alla classe quinta.

Roma: l’Impero

Nella scheda che presentiamo si possono trovare alcuni spunti per predisporre una verifica sull’Impero romano. Le attività proposte sono di diverso tipo e possono essere adattate alle esigenze della classe e ai materiali disponibili sul libro di testo in adozione.

Accanto a ogni consegna è indicata in verde la competenza messa in atto nella risoluzione dell’esercizio.

  1. Osserva la carta poi completa la legenda.
    Operare su carte geo-storichecartalegenda
    Rispondi alla domanda.
    Oltre a Roma è indicata anche un’altra città: perchè?
    ……………………………………………………………………………………..
    ……………………………………………………………………………………..
  2. Indica sulla linea del tempo la data di inizio dell’Impero romano (27 a. C. ) e la data della caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d. C.). Colora tutto il periodo, poi rispondi alle domande.
    Lavorare sulla Linea del tempo
    linea
    Quanti anni durò l’Impero romano?………………………………………..
    L’Impero fu più breve o più lungo della Repubblica?…………….
  3. Metti in ordine cronologico i seguenti fatti, numerandoli da 1 a 6.
    …. Divisione dell’Impero
    …. Pax Augustea
    …. Odoacre si proclama re d’Italia
    …. Uccisione di Giulio Cesare
    …. Crisi dell’Impero
    …. Fine dell’Impero Romano d’Occidente
  4. Scrivi il termine che corrisponde alla definizione, scegliendo tra questi due:
    Pontefice massimo – Augusto.
    Comprendere e utilizzare il lessico di disciplina
    Accresce la ricchezza e porta il benessere: …………………………
    E’ a capo di tutti i sacerdoti: …………………………………………………
    A chi furono attribuiti entrambi i titoli?……………………………….
  5. Collega ogni luogo alla sua definizione.
    Comprendere gli aspetti delle civiltà del passatocollega
  6. Osserva l’immagine e scrivi una didascalia.
    Ricavare informazioni da fonti iconografichedomus…………………………………………………………………………………………………………………
    …………………………………………………………………………………………………………………
    …………………………………………………………………………………………………………………

Qui è possibile scaricare la scheda da stampare.
Qui è possibile scaricare la versione modificabile della scheda che può essere completata, salvata e inviata al docente.

La crisi dell’Impero

La relazione tra causa ed effetto è uno degli obiettivi che accompagna tutto il percorso di storia a partire già dalle prime classi.

In fase iniziale ci si basa sulle esperienze dirette, ma a poco a poco diventa sempre più importante trasferire questa abilità in relazione a situazioni del passato o del presente che hanno condizionato o potrebbero condizionare la storia dell’uomo.

Uno degli esempi più classici, ma non del tutto semplici da comprendere, riguarda la crisi dell’Impero romano. Chi e che cosa sono stati responsabili della sua fine?

La scheda che proponiamo guida i ragazzi e le ragazze a individuare in modo schematico e immediato la relazione causa-effetto legata alla caduta dell’Impero romano.
Poichè la sua esecuzione richede una rielaborazione di informazioni e concetti può essere proposta come ripasso dell’argomento, per fare il punto con maggiore chiarezza, oppure come verifica.

Scheda sulla crisi dell’Impero romano

  1. Dai un titolo a ogni paragrafo del testo. Scegli tra i seguenti: Crisi economica Crisi militare Crisi politica Crisi religiosa

rettangolo
La diffusione del Cristianesimo creò un conflitto religioso, perché, mentre le comunità cristiane diventavano sempre più numerose, diminuiva l’importanza della religione romana, su cui si basavano i valori dello Stato.rettangoloL’Impero aveva bisogno di un esercito numeroso per difendere i confini: così vennero arruolati soldati mercenari interessati più al denaro che al mantenimento del potere a Roma.rettangoloMantenere un esercito numeroso costava molto, così vennero aumentate le tasse.
La popolazione si impoverì e il malessere sociale si diffuse sempre più.rettangoloAmministrare un territorio tanto esteso era molto difficile. Venne così diviso in due parti, mentre il comando fu affidato a quattro persone. Roma, ormai, non era più il centro dell’Impero.

2. Completa la tabella inserendo correttamente le conseguenze relative alle cause.
tabella

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Le epidemie spiegate ai bambini e alle bambine

Le epidemie, cioè le malattie che si diffondono per contagio da una persona all’altra, esistono da millenni, da quando gli uomini hanno iniziato a organizzarsi in comunità.

Possiamo anche dire che fanno parte della Storia perché spesso hanno modificato, per breve o lungo tempo, il modo di vivere delle società.

Nel periodo che stiamo vivendo, il Covid-19, portato dal coronavirus, si è concentrato all’inizio in alcune zone della Terra, ma si è poi via via diffuso in tutti i continenti. Per questo viene definito pandemia, cioè una malattia infettiva che coinvolge tutto il pianeta.

Le epidemie del passato

La prima epidemia di cui si ha una conoscenza storica è la peste bizantina, che ebbe inizio dopo la fine dell’Impero Romano. E’ definita così perché cominciò nell’attuale Turchia, nella città di Istanbul, che allora si chiamava Bisanzio.

Una vera e propria pandemia fu quella della peste nera, che dall’Asia arrivò in Europa nel XIV secolo. Allora le cause erano sconosciute, ma molto dopo si scoprì che la peste veniva diffusa dalle pulci dei topi. Sui mezzi di trasporto (carri e navi) i roditori si spostavano attraverso terre e mari, raggiungendo anche località lontane. Si è calcolato che in sei anni, a causa di questa malattia di cui allora non si conoscevano cure, l’Europa perse quasi metà della popolazione.

Il vaiolo è stato una malattia presente tra la popolazione mondiale per millenni. Era molto contagioso e spesso anche mortale. Ma il vaiolo fu anche la prima malattia per cui si trovò un vaccino, grazie al medico inglese Edward Jenner; dopo averlo sperimentato, dimostrò che le persone vaccinate non potevano più ammalarsi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo ufficialmente scomparso.

Un’altra grande pandemia fu quella dell’influenza spagnola, che in realtà ebbe origine negli Stati Uniti un secolo fa. Questa influenza molto pericolosa e contagiosa si diffuse velocemente in tutto il mondo.

Le epidemie dei tempi recenti

Come sappiamo, anche in questi ultimi decenni ci sono state varie epidemie. Questa è una cosa normale, perché noi viviamo tutti in comunità piccole o grandi: abbiamo contatti in famiglia, a scuola o al lavoro e questo favorisce la diffusione di malattie. Molte di queste epidemie sono di tipo influenzale: alcune più difficili da trasmettere, altre più contagiose; alcune con sintomi molto lievi, altre più lunghe e difficili da guarire.

Il lavoro degli scienziati è perciò molto importante, perché cercano di capire le cause e trovare le cure efficaci. Nei loro laboratori ricercano, sperimentano, fanno ipotesi e verificano le loro idee. Alcuni di loro si occupano di trovare i vaccini che permettono di rendere immuni a determinate malattie.

Per fare questo lavoro non è sufficiente l’intelligenza dei ricercatori (anche se è indispensabile), ma ci vogliono tempo e molti investimenti in denaro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli Stati, le università e anche aziende private in campo farmaceutico devono perciò collaborare per finanziare e favorire la ricerca. 

Anche i cittadini hanno i loro compiti per facilitare l’impegno degli scienziati. Prima di tutto devono informarsi e aiutare come possono il lavoro della ricerca, con contributi o anche solo sostenendo la sua importanza. Inoltre, possono combattere il diffondersi delle epidemie seguendo le regole che vengono via via indicate.

Le cause ambientali delle epidemie

Gli scienziati ci dicono anche che le epidemie sono strettamente collegate agli interventi dell’uomo sull’ambiente.

L’aumento della popolazione, la distruzione di molti habitat e la perdita di biodiversità (cioè della varietà di piante e animali sul pianeta) sono tutti elementi che, modificando l’ambiente, facilitano la diffusione di alcune malattie.

  • Nelle zone più densamente abitate si crea un maggior rischio di contagio per ogni epidemia.
  • I trasporti sempre più frequenti e veloci favoriscono la diffusione delle malattie a livello internazionale.
  • Gli scienziati hanno trovato collegamenti tra la diffusione dei virus e l’inquinamento atmosferico.
  • La diminuzione in molte parti del pianeta delle aree forestali ha portato a una forte perdita di biodiversità, che riguarda sia le specie animali, sia quelle vegetali. La  riduzione di predatori ha fatto aumentare il numero degli ‘animali serbatoio’, cioè di quegli animali che trasportano virus e batteri.
  • L’abbattimento delle foreste avviene anche per creare spazio per gli allevamenti  (suini, bovini, polli), distruggendo invece gli habitat della fauna selvatica. Questo ha favorito la trasmissione dei virus da una specie all’altra, da animali selvatici a quelli domestici e poi, in alcuni casi, anche all’uomo. 
  • Dove non arriva l’elettricità, ed è perciò difficile conservare la carne nei frigoriferi, in molti mercati si vendono animali vivi; questo è considerato molto pericoloso per la trasmissione di malattie. Un rischio viene anche dalla caccia di animali selvatici a scopo alimentare.
  • Il riscaldamento climatico, cioè l’aumento globale di temperatura, favorisce la riproduzione di zanzare anche di tipo pericoloso, per esempio quella che trasmette la malaria.

L’attenzione all’ambiente e all’equilibrio degli ecosistemi è quindi molto importante anche per la questione sanitaria.

 

Ecco alcuni Obiettivi dell’Agenda 2030 collegati alla questione delle epidemie:

Obiettivo 2 – fame e produzione agricola

Obiettivo 3 – sanità e igiene pubblica

Obiettivo 11 – centri urbani

Obiettivo 13 – cambiamenti climatici

Obiettivo 15 – vita sulla Terra e biodiversità

 

Ricordi di scuola: una lezione di storia

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come vi immaginate la scuola di tanti anni fa? Per esempio qualla dei vostri nonni o dei vostri bisnonni… Pensate sia simile alla vostra o molto diversa?

Qui di seguito potete leggere il racconto di una nonna che abitava in un paesino sul Lago Maggiore, dove la maggior parte delle persone viveva ancora di agricoltura.

Dopo aver letto il brano provate a rispondere alle domande.

Ricordi di scuola

La scuola elementare di Lesa 60 anni fa: scale, lunghi corridoi, aule dal soffitto alto, ampi spazi pensati per classi moto numerose. L’edificio ci appariva imponente e incuteva rispetto e severità. Il silenzio e l’ordine davano la sensazione di trovarsi in un posto importante.

Al piano terra, oltre alle aule, c’era un salone che raccoglieva tutti gli alunni. Qui si imparavano i canti che la maestra Giavina ci insegnava. Erano ‘La leggenda del Piave’, ‘Montegrappa’, ‘La Montanara’ e tanti altri, sempre canti di guerra o di montagna.

In fondo al corridoio abitava la bidella Maria con il marito Domenico e la figlia Rita. Era una signora gentile e accogliente e, quando non stavamo bene andavamo da lei a bere una camomilla.

Nei corridoi c’erano file di attaccapanni con tanti cappotti ‘rivoltati’, cioè ricuciti mettendo l’interno all’esterno per farli durare di più, oltre a sciarpe e cappelli fatti dalle mamme. Ai piedi avevamo scarpe risuolate più volte; dentro, calze di lana di pecora che pizzicavano. Sopra ai vestiti portavamo un grembiule nero con una specie di fiocco al colletto bianco.

La giornata iniziava con una preghiera e poi proseguiva con il dettato o il tema o l’aritmetica. In classe c’era silenzio; si alzava una mano per poter parlare e si diceva: ‘Signora Maestra…

Sul banco di legno c’era un buco con un contenitore per l’inchiostro dove intingevamo le nostre penne con pennino per scrivere. Ma, nonostante i nostri nettapenne di stoffa cuciti dalle mamme, nessuno riusciva a evitare le maledette macchie nere, che erano un incubo per tutti. Cercavamo di cancellare gli errori con le gomme, che però facevano un altro grave danno, il buco nella pagina, e questo era un vero dramma. Male minore, ma comunque nota negativa per il quaderno, era fare le orecchie alle pagine.

Nelle cartelle, quasi tutte di cartone, c’erano il Sussidiario (che conteneva tutta il sapere a nostra disposizione) e il Libro di lettura, oltre a un astuccio di legno con la penna, la matita, le gomme dure e i pastelli di legno per i disegni.

I quaderni, uno a righe e uno a quadretti, erano piccoli: avevano la copertina nera e un’etichetta per scrivere il nome; avevamo anche un album da disegno.

In classe c’era la stufa a legna, rossa di terracotta. C’era la ‘radio per le scuole’ che ci facevano ascoltare con l’altoparlante e noi eravamo molto contenti e interessati.

Non portavamo merende. A mezzogiorno andavamo a casa e tornavamo alle due; il giovedì era vacanza. Tutti andavano a casa a piedi, da soli o in gruppetti, anche quelli che non erano vicini alla scuola.

Ricordo che a primavera le mamme coglievano i fiori da portare alla maestra, una sola maestra per ogni classe.

C’era il Patronato Scolastico, un essere misterioso che regalava quaderni ad alcuni bambini.

C’era il Direttore Didattico: si chiamava Grisoni e veniva da Stresa; era grande, grosso e grasso, ma sorridente e ci faceva domande a cui noi, intimoriti, rispondevamo a fatica.

Una volta all’anno si faceva la gita scolastica, di solito a piedi nei dintorni.

C ‘era il medico scolastico che veniva a fare le vaccinazioni contro il vaiolo. Purtroppo non c’era ancora la vaccinazione antipolio e un bambino della scuola si ammalò e morì in quegli anni.

Io ebbi come insegnante la maestra Giovanna Bertolè in prima e poi la maestra Lucia Gallo. La maestra Bertolè era molto severa. Adoperava la bacchetta sulle mani dei più vivaci, i quali dovevano poi rispondere: ‘Grazie, maestra, che mi correggi’. La ricordo con la faccia triste. Ricordo invece la maestra Gallo come gentile e brava.

In fondo all’aula c’erano i ripetenti, quelli che chiamavano gli asini. Allora non si sapeva che in realtà erano dislessici, o avevano altri problemi di apprendimento: oggi sono fortunatamente aiutati dalle nuove tecnologie.

Mi ricordo anche i castighi: per esempio, ci facevano restare dietro la lavagna, oppure scrivere per 100 volte una frase. Invece, non ricordo nessun premio.

 

E ora provate a rispondere.

  • In che cosa è differente il vostro edificio scolastico da quello che è descritto?
  • Quali erano gli strumenti per scrivere? Quali sono invece i vostri?
  • Quali altri strumenti ci sono nella vostra classe che allora non esistevano?
  • Allora c’era una sola maestra per classe. E oggi?
  • Come vi rivolgete alla vostra maestra quando la chiamate?
  • Nella vostra classe si danno castighi? E premi?
  • Nell’ora di musica suonate uno strumento? E quali canzoni cantate?
  • Secondo voi, le famiglie dei bambini di cui si parla nel brano erano povere o ricche?

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Il testo è tratto dal libro “Le valorose ragazze di Lesa. Storie di donne del Novecento”, Interlinea edizioni, Novara.