Parliamo di Economia

Se pensi alla parola ECONOMIA che cosa ti viene in mente? Probabilmente ti vengono in mente molte cose: per esempio, il denaro (i soldi) che usi per comprare del cibo o degli oggetti, oppure il prezzo di questi prodotti. Magari pensi alla banca dove hanno il conto i tuoi genitori, oppure ai risparmi che servono per ottenere una cosa che hai desiderato da tempo.

Ma l’economia è ancora qualcosa di più, perché è presente in ogni momento della nostra vita.

La parola “economia” deriva da due parole greche: óikos, che vuol dire “casa”, e nómos, cioè “regola”. Quindi significa esattamente “gestione della casa”. Questo ci fa capire quindi di che cosa si occupa l’economia, e cioè organizzare il modo per soddisfare i bisogni di una comunità, piccola come una famiglia o grande come uno Stato.

Se ci pensiamo, sono moltissimi i nostri bisogni. Ci sono bisogni primari, cioè quelli indispensabili alla sopravvivenza degli esseri umani: bere, mangiare, vestirsi, curarsi se si è malati, avere un’abitazione.

Ci sono bisogni secondari, importanti per garantirci una buona qualità della vita: istruirci, viaggiare, ascoltare musica ecc.

E noi, come li soddisfiamo? Scopriamo insieme i legàmi tra l’economia e la nostra vita quotidiana.

Alla ricerca dell’economia nascosta!

La nostra ricerca parte dal suono della sveglia: giù dal letto, andiamo a fare colazione magari con una tazza di latte. E subito incontriamo la prima “economia nascosta”: da dove viene quel latte? Potrebbe venire da grandi allevamenti di mucche da latte oppure da una piccola stalla, potrebbe essere confezionato da una industria e venduto al supermercato oppure in un negozietto di alimentari.

Finita la colazione, ci vestiamo: l’economia si nasconde nel nostro armadio: le magliette e i jeans di cotone, le felpe, i golf di lana. Poi eccoci a scuola: il banco, lo zaino, matite e pennarelli, quaderni e libri.

L’economia circolare

Tutto quello che viene prodotto per soddisfare i nostri bisogni viene creato, comperato, usato e, quando non sarà più utilizzabile o non piacerà più, sarà gettato via. E’ certamente uno spreco se una cosa che ha avuto bisogno di energia e materie prime per essere prodotta finisce la sua vita nella spazzatura!

Questo tipo di economia (dalla produzione alla discarica) è detto economia lineare: è un sistema economico che spreca le risorse del nostro pianeta.

Noi, però, possiamo fare qualcosa di importante per contrastare questo spreco.

  • i nostri vestiti possono essere recuperati e i tessuti riutilizzati per produrre altri capi;
  • la carta di libri e quaderni può essere riciclata e diventare nuova carta per nuovi quaderni e nuovi libri senza tagliare altri alberi;
  • le bottiglie di vetro, le lattine e i rottami di metallo, gli oggetti di plastica possono essere fusi per molte volte ottenendo così nuovi prodotti;
  • gli scarti dei cibi possono diventare compost che diventa concime utile per arricchire i campi agricoli.

Possiamo perciò riciclare: questa parola è al centro di un altro tipo di economia, e cioè l’economia circolare, un sistema economico pensato per limitare il consumo di risorse naturali riutilizzando i materiali che non si usano più.

Come possiamo vedere nel disegno, oltre a riciclare, in un’economia circolare è importante anche riutilizzare il più possibile, riparare gli oggetti rotti (invece di buttarli e sostituirli subito) e raccogliere in modo corretto, cioè differenziato, i vari materiali.

E se imparassimo l’economia dalle piante?

Da qualche anno, molti economisti (gli scienziati che si occupano di economia) hanno capito che il mondo vegetale può fornire importanti suggerimenti per le teorie economiche. Per questo, hanno iniziato a scambiare idee con scienziati che studiano la natura e gli ecosistemi. In particolare, con quelli che studiano il modo in cui le piante entrano in relazione le une con le altre.

Sì, perché le piante vivono quasi sempre in comunità e collaborano tra loro con sistemi sperimentati da milioni di anni, molto prima della comparsa degli esseri umani, ancora prima che cominciasse sulla Terra ogni vita animale.

Un bosco, per esempio, è un superorganismo formato da alberi e altre specie di vegetali che si scambiano acqua, nutrimento e anche informazioni: sul luogo dove vivono, sui pericoli che corrono, sul bisogno di adeguarsi ai cambiamenti climatici.

Che cosa c’entra tutto questo con l’economia? C’entra moltissimo, perché alcuni economisti pensano che una strada per migliorare il futuro dell’umanità sia proprio quella di imparare a comportarsi come le piante, più che come gli animali.

Che cosa significa? Negli animali, esseri umani compresi, è il cervello che comanda il corpo e coordina le attività dei diversi organi per un buon funzionamento generale. Questa organizzazione, che ha la forma di una piramide, si trova anche nelle società, così come in tutte le attività economiche.

Se un organo non funziona come dovrebbe, il nostro organismo ha disturbi o si ammala. In modo simile, anche nell’economia di una comunità è sufficiente un intoppo per avere grossi problemi: questo è successo, per esempio, durante il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, quando quasi tutte le attività economiche si sono fermate per mesi.

Le piante devono bere, nutrirsi, scaldarsi, difendersi o riprodursi nel luogo dove sono nate e cresciute, anche se il loro ambiente ha subito delle trasformazioni. Ci riescono perché hanno una grande conoscenza del loro ambiente, delle sue risorse e dei suoi problemi, ma anche perché sono collegate tra loro in una rete di aiuto reciproco e solidale, senza essere costrette a competere, come fanno gli animali, per procurarsi le risorse di cui hanno bisogno.

Le piante, poi, sono abituate a mantenere l’equilibrio tra il consumo di una risorsa (per esempio l’acqua o i minerali contenuti nel suolo) e il tempo che serve perché questa risorsa sui ricostituisca. Pensa, perciò, al danno che può fare l’abbattimento di un’area di foresta: in pochi giorni si distrugge un patrimonio ambientale che ha richiesto anni, o addirittura secoli, per costruirsi.


Ecco perché molti economisti stanno cominciando a studiare il modo di vivere delle piante per imparare a migliorare i rapporti tra le comunità umane.

  • E tu, quali suggerimenti daresti agli adulti, osservando le piante (alberi, cespugli, fiori, anche l’erba di un prato) che conosci?
  • Fai qualche esempio di economia circolare.
  • Racconta che cosa intendi fare tu per migliorare l’economia del pianeta.

Puoi trovare questo testo, in versione più ampia, come introduzione al libro di tecnologia per la scuola secondaria di primo grado Impronta Tecnologica, Fabbri Editori – Rizzoli Education in collaborazione con Erickson.

L’economia spiegata ai bambini – Capitolo 6: il ruolo dello Stato

l’economia è solo un aspetto della società umana. Gli uomini e le donne non vivono da soli, ma in società (si può anche dire “in comunità”).

Ci sono molti tipi di società: ad esempio la famiglia è un tipo di società, il villaggio è un altro tipo di società, ogni gruppo di persone che hanno rapporti tra di loro costituisce una società umana. Si dice “la società italiana” per indicare che gli italiani hanno molti rapporti tra loro, anche perché vivono nello stesso Paese e parlano la stessa lingua.

Quando si parla di una società si parla anche del reddito e della produzione, cioè di aspetti che riguardano l’economia: l’economia è un aspetto della società.

La società del nostro Paese è basata sulla libertà: ognuno può scegliere dove vivere, che lavoro fare, come spendere il suo reddito, quali prodotti comperare, ecc. Ciascuno è libero, ma non di fare male agli altri o di togliere agli altri la loro libertà. Quindi una autorità ci vuole, per assicurare che la società possa vivere in modo ordinato e armonioso.

Questa autorità si chiama Stato. Lo Stato in cui viviamo è la Repubblica Italiana.

Lo Stato fissa le regole per la vita comune e anche per l’economia. Provvede a far costruire gli acquedotti e le ferrovie, le scuole e gli ospedali, e li fa funzionare in modo che tutti i cittadini possano avere l’acqua, muoversi, studiare, curarsi, anche se sono poveri. Fa in modo che ci siano le cose necessarie alla vita di tutti, anche quelle che vengono usate liberamente e gratuitamente, come le strade con la loro illuminazione.

Lo Stato si cura di chi non ha i mezzi necessari per vivere, e lo fa organizzando la previdenza sociale (per esempio per chi perde il lavoro) e l’assistenza sociale (per esempio per chi è ammalato e solo).

Per fare tutto questo e per pagare chi lavora per la comunità, come gli insegnanti, i giudici, i vigili, ecc. lo Stato impone ai cittadini di pagare le tasse.

Lo Stato cerca di imporre le tasse soprattutto ai cittadini che guadagnano molto e fanno meno fatica a pagarle; cerca di tassare di più i beni di lusso e di meno i beni necessari, come il cibo.

Per non mettere troppe tasse, lo Stato non fornisce tutti servizi gratuitamente, ma impone ai cittadini di pagare un prezzo: ad esempio, la bolletta dell’acqua, il ticket delle medicine, le tasse scolastiche, il biglietto dell’autobus, la tassa per la raccolta dei rifiuti.

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Tiene però bassi questi prezzi in modo che non sia pesante per chi ha poco reddito; a chi ha un reddito molto basso può anche dare i servizi gratis o quasi. Far pagare qualcosa per i servizi serve anche a evitare che i cittadini sprechino: se l’elettricità non costasse niente, molti sbadati lascerebbero accese le luci di casa giorno e notte.

Chi paga le tasse quasi sempre pensa di pagarne troppe, ma se un governo riducesse le tasse per guadagnarsi l’approvazione dei cittadini, poi non riuscirebbe a trovare il denaro per pagare i servizi che sono necessari alla società.

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Per l’insegnante.

ecco gli altri capitoli sull’argomento, liberamente tratti da Pippo Franci, L’economia e i ragazzi, Francesco Brioschi editore:

L’economia spiegata ai bambini e alle bambine – Capitolo 5: la banca

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oltre al cambio della moneta, una banca ha molte altre funzioni.

Il risparmio

Le entrate di una famiglia costituiscono il suo reddito. E’ meglio non spendere tutto il reddito e tenerne una parte per le necessità che potranno esserci in futuro. Questa parte si chiama risparmio.

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Era risparmio anche il grano che un tempo l’agricoltore non consumava subito e metteva da parte per seminare, per acquistare attrezzi nuovi, e anche per poterlo consumare l’anno dopo se il maltempo avesse rovinato il raccolto.

Nell’economia sviluppata il risparmio si tiene sotto forma non di grano, ma di moneta (anche se sono banconote, come sai, si parla di moneta), che si può accumulare, oppure si può portare alla banca.

Il deposito

La banca custodisce la moneta, al sicuro dai furti. Tu porti le tue banconote alla banca e apri il tuo conto corrente. Nelle tue mani non resta niente, ma tu sai che puoi avere lo stesso numero di denaro quando vuoi, ad esempio quando decidi di comperarti una casa o un terreno o di avviare un’attività. Le tue banconote si sono trasformate in deposito bancario. Ecco una seconda funzione di una banca: custodire i risparmi.

Così, i risparmi di ogni anno si accumulano e costituiscono il capitale della famiglia, che può essere in forma di moneta o anche di case, terreni, negozi, ecc.

Il prestito

La banca custodisce quindi i risparmi di molte famiglie. Parte di essi vengono utilizzati per concedere prestiti (si dice anche: fare credito) a una persona che ne ha bisogno per comprare una casa o per avviare un’attività. Questa è una terza funzione della banca.

Questa persona ha perciò un debito con la banca. Naturalmente dovrà restituire il prestito. Anzi, restituirà un po’ più di quello che ha avuto: ad esempio, per ogni 100 euro che ha ricevuto, dopo un anno restituirà 105 euro, in modo da ricompensare la banca e le persone che vi hanno depositato i propri risparmi. Quei cinque euro in più sono l’interesse sul prestito, il cinque per cento.

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Altre funzioni della banca

Naturalmente la banca ha molte altre funzioni. Per esempio può custodire non solo soldi ma anche oggetti o documenti preziosi nelle cassette di sicurezza personali. Oppure può aiutare a comprare azioni, cioè delle quote di un’azienda (una fabbrica, ad esempio). La banca può anche pagare le bollette dell’elettricità e del gas, oppure garantire altri pagamenti fissi come l’affitto, sempre prendendo i soldi dal conto corrente del cliente.

Con la tessera del bancomat si può prelevare denaro dal proprio conto corrente oppure pagare direttamente nei negozi. Anche con la carta di credito si può prelevare e pagare, ma la banca preleva dai conti correnti a fine mese. Ci sono poi le carte prepagate (cioè pagate prima), che contengono già tutti i soldi che si possono spendere.

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Naturalmente, per tutti questi servizi che offre la banca si fa pagare in vario modo: con una percentuale sul traffico di denaro, oppure con un canone (cioè una spesa fissa e ripetuta) mensile o annuale.


Per l’insegnante.

ecco gli altri capitoli sull’argomento, liberamente tratti da Pippo Franci, L’economia e i ragazzi, Francesco Brioschi editore:

L’economia spiegata ai bambini – Capitolo 4: la moneta

Screenshot 2018-03-22 19.06.38oggi parliamo della nascita della moneta.

Il baratto

Negli antichi villaggi si scambiava un  bene con un altro, ad esempio un secchio di grano con una forma di formaggio. Lo scambio di beni con altri beni si chiama baratto. E’ semplice da pensare, ma in pratica complicatissimo.

Per avere un po’ di latte l’artigiano tessitore deve convincere il contadino ad accettare in cambio un pezzetto di stoffa; per avere una zappa il contadino deve convincere l’artigiano a prendere in cambio un secchio di grano. E quando maturano i mirtilli l’agricoltore deve venderli in fretta perché non durano e deve quindi accettare in cambio un sacco di cose che forse non gli servono; e invece quel che gli serve non lo può comperare perché il venditore non ha voglia di mirtilli.

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Il baratto è molto difficile da mettere in pratica e crea molti sprechi e fatiche inutili.

La moneta

La soluzione del problema è stata trovata in tempi molto antichi. Gli abitanti dell’antica Mesopotamia cominciarono cinquemila anni fa a fabbricare tavolette di terracotta molto speciali. Per un secchio di grano, una tavoletta; per la lana di una pecora, cinque tavolette; e così via.

L’esempio l’abbiamo inventato, ma sappiamo che usavano le tavolette per facilitare gli scambi. Così uno poteva vendere il frutto del suo lavoro senza bisogno di comperare qualcosa nello stesso momento; prendeva le tavolette e poteva comperare più tardi quello di cui avrebbe avuto bisogno. Le tavolette sono un esempio antico di moneta.

Tutti i popoli hanno cominciato presto a usare la moneta. E’ così comoda e pratica! Ciascun popolo si è inventato un tipo di moneta: tavolette, tondini d’oro o di altro metallo, persino conchiglie.

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L’importante è che la moneta sia accettata da tutti e che non si possa riprodurre facilmente, altrimenti qualcuno si mette a fabbricare moneta e porta via tutti i beni agli altri senza produrre nulla di utile alla gente. Si capisce che questo sarebbe un grosso guaio: ci sono stati molti delinquenti che hanno fatto proprio questo (si chiamano falsari) e qualcuno c’è anche riuscito per un po’, prima di essere arrestato.

Quindi ci vuole qualcuno che decida che cosa si usa per moneta e che fabbrichi questa moneta, cioè ad esempio fabbrichi i tondini di metallo. Il mestiere di fabbricare le monete si chiama coniare le monete. E’ difficile e delicato perché bisogna coniarle così bene che nessuno poi riesca ad imitarle e farne tante per proprio vantaggio.

Chi può decidere per tutti? Ecco un’altra questione che vedremo più avanti, quando parleremo di Stato.

Ciascun popolo si è scelto una moneta. Ad esempio noi che viviamo in Europa usiamo come moneta l’euro. Abbiamo tondi di metallo (monete) e pezzi di carta stampata che valgono un certo numero di euro. Sono stampati in modo molto complicato così da rendere difficile l’imitazione: si chiamano banconote.

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Ogni popolo ha una sua moneta, ma non si è trovata una moneta che vada bene per scambiare beni tra un popolo e un altro. Negli Stati Uniti si usa una moneta che si chiama dollaro. Se un americano viene in Italia e va al ristorante a mangiarsi un piatto di spaghetti troverà difficile far accettare i suoi dollari, e anche noi se andiamo a New York, ordiniamo una bistecca e diciamo che pagheremo in euro, forse resteremo a digiuno. Ma ormai sappiamo che cosa succede quando c’è un problema da risolvere: qualcuno trova la soluzione e si fa pagare in cambio del servizio che fornisce.

Così l’americano in Italia e l’italiano negli Stati Uniti vanno a cambiare la loro moneta in un negozio speciale che si chiama banca. La banca cambia la moneta, prendendosi un compenso  per il servizio reso: questa è una delle sue numerose funzioni.


Per l’insegnante.

ecco gli altri capitoli sull’argomento, liberamente tratti da Pippo Franci, L’economia e i ragazzi, Francesco Brioschi editore:

L’economia spiegata ai bambini – Capitolo 3: l’industria e il commercio

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oggi parliamo dell’industria e del commercio.

L’industria

Seconda attività è la trasformazione. Si trasforma il grano in pane, il legno in  case, il minerale di ferro in macchine, navi, aerei e purtroppo anche armi.

Si comincia con i coltelli per andare a caccia e poi si fabbricano oggetti sempre più complessi: i veicoli con le ruote, le macchine come la macina del mulino per macinare il grano, l’argano per sollevare i pesi, la pompa per cavare acqua dal sottosuolo.

Per far funzionare i veicoli e le macchine si usa dapprima l’energia degli animali, poi si scopre l’energia tratta dalla forza dell’acqua che scorre nei fiumi, poi si inventano i motori che ricavano energia bruciando il carbone o il petrolio. Poi si organizza il lavoro di molte persone in un unico luogo: la fabbrica. Questa è l’industria.

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Anche l’industria, come l’agricoltura,  dà risultati meravigliosi: l’uomo ha cominciato a contare allineando i sassolini e ora ha i computer che sanno calcolare in un attimo la rotta di un razzo interplaneario. Ma anche l’industria risolve un problema e ne crea un altro: per esempio le fabbriche e le automobili emettono gas inquinanti e guastano l’atmosfera. Anche qui dobbiamo applicare l’intelligenza per risolvere i problemi che noi stessi creiamo.

Il commercio

La terza attività nasce dallo scambio che, come sappiamo, ha dato un aiuto fomidabile allo sviluppo. Si comincia con lo scambio entro il villaggio, tra contadini e artigiani, e poi si formano carovane per attraversare i continenti e si naviga sui mari per portare merci da una parte all’altra del pianeta. Molte persone lavorano solo per trasportare e scambiare: questo è il commercio.

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Anche il commercio  aiuta l’umanità a progredire, e anche il commercio crea problemi. Per esempio, nel commercio si può imbrogliare, fornendo merci di cattiva qualità o chiedendo un pagamento esagerato.  Per evitare gli imbrogli e difendere gli onesti da disonesti occorre un elemento chiamato Stato.


Per l’insegnante.

ecco gli altri capitoli sull’argomento, tratti da Pippo Franci, L’economia e i ragazzi, Francesco Brioschi editore:

L’economia spiegata ai bambini – Capitolo 2: le innovazioni e l’agricoltura

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continuiamo con la nostra scoperta dell’economia.

Invenzioni e innovazioni

Con le due invenzioni dello scambio e del risparmio-capitale si crea nuova ricchezza e aumenta il benessere. Abbiamo trovato il segreto? Solo in parte, non è ancora tutto. La ricetta dello sviluppo comprende un altro ingrediente, il più importante di tutti.

Perché per secoli l’umanità è vissuta senza scambiare e poi ha scoperto lo scambio? Perché per secoli l’umanità è vissuta senza risparmiare e poi ha scoperto il risparmio e la formazione del capitale?

Ecco l’ingrediente principale: la capacità di migliorare. Invece di fare come si è sempre fatto, si può provare a domandarsi se ci sia un modo migliore per produrre beni, per risolvere i problemi, per impiegare il proprio tempo e i beni accumulati. Invece che rassegnarsi alla situazione in cui ci si trova si può pensare come fare meglio; e provarci. La ricetta segreta dello sviluppo ha un ingrediente fondamentale: le capacità di pensare e di innovare.

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L’umanità ha compiuto un passo da gigante quando ha scoperto il fuoco e ha imparato a combattere il freddo dell’inverno, a cuocere i cibi, a fondere i metalli per farsi gli atterezzi. Ha compiuto un altro passo gigantesco con l’invenzione della ruota: come faremmo a muoverci e a trasportare le merci pesanti senza le ruote? Ha imparato a utilizzare la forza degli animali per arare la terra e per muoversi velocemente.

In tempi più recenti, che enorme cambiamento è stato portato dall’invenzione dei motori che hanno sostituito la forza dei cavalli e dei buoi nel trainare i veicoli e muovere le macchine! Il progresso dell’umanità è scandito dalle invenzioni, che sono nuove conoscenze, e delle innovazioni, che sono nuovi modi di agire. Ma le invenzioni non arrivano dal cielo o attraverso i sogni (qualche volta anche un sogno può dare un’idea, ma non capita spesso). Per arrivare a inventare qualcosa serve essere curiosi, pensare, studiare e sperimentare.

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Talvolta le nuove conoscenze non producono solo miglioramenti ma anche danni. Le armi sono frutto dell’invenzione e seminano la morte. I vincitori delle guerre hanno cominciato a ridurre in schiavitù gli uomini delle popolazioni sconfitte, e hanno così introdotto nella storia umana la schiavitù, che è durata secoli; ci sono voluti enormi sforzi per abolirla.

L’agricoltura

Le più antiche tra le attività sono legate alla terra: agricoltura e allevamento. L’uomo imparò a utilizzare le ricchezze della natura a proprio vantaggio. Provando e riprovando scoprì che se si coltiva la terra troppo intensamente, dopo qualche anno essa non produce più. I popoli nomadi abbandonavano la terra troppo sfruttata per cercarne una migliore. I popoli sedentari, invece,  impararono a rispettare la terra alternando diverse coltivazioni, ad arricchirla spargendo il concime, a trasportare l’acqua con i canali per irrigarla.

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Ma spesso anche i popoli ricchi e istruiti spingono lo sfruttamento della terra fino a rovinare la natura. Questo è un grave problema di oggi. Per espandere le coltivazioni si bruciano le foreste, che poi non crescono più. Con il progresso l’uomo risolve molti problemi, ma nello stesso tempo crea problemi nuovi. La capacità di pensare e di innovare dovrebbe essere usata meglio, anche prevedendo quali conseguenze deriveranno domani dalle nostre azioni di oggi.


Per l’insegnante.

Ecco gli altri capitoli sull’argomento, liberamente tratti da Pippo Franci, L’economia e i ragazzi, Francesco Brioschi editore:

L’economia spiegata ai bambini – Capitolo 1: lo scambio e il risparmio

Screenshot 2018-03-22 19.06.38per capire il nostro mondo e la nostra società è importante cominciare a conoscere come funziona l’economia, cioè l’insieme di tutte le attività umane, che permettono la nostra sopravvivenza e il nostro benessere.

Ci aiuta in questo un professore che insegna all’università, Pippo Ranci, e che ha scritto un piccolo libro diretto proprio a voi ragazzi e ragazze. Questo libro si chiama infatti L’economia e i ragazzi e cerca di spiegare in modo semplice, e facendo degli esempi, anche questioni molto complicate.

In queste schede riporteremo delle parti di questo libro, come in un racconto a puntate che racconta come avviene lo sviluppo economico. Cominciamo con capire che cos’è lo scambio.

Lo scambio

L’umanità ha migliorato la propria condizione applicando l’intelligenza, sviluppando la propria capacità di agire insieme agli altri e di capire le intenzioni dell’altro. Così ha inventato molte cose di grande importanza.

La prima invenzione è lo scambio. Lo si vede subito appena si studia la storia, anzi la preistoria che è la storia dell’umanità prima ancora che imparasse a scrivere.

Prima ciascuna famiglia faceva tutto da sé. Poi gli uomini hanno imparato che ciascuno sa fare bene alcune cose ma non tutte; allora è meglio se ciascuno fa quello che sa fare bene.

I cacciatori sanno andare a caccia e gli agricoltori sanno coltivare: i cacciatori cederanno qualche preda agli agricoltori, e gli agricoltori cederanno ai cacciatori una parte del raccolto.

La famiglia di contadini coltiva la terra, non solo per quello che le serve ma anche per vendere un po’ di grano, di ortaggi, di latte, di legna. Un’altra famiglia fabbrica gli attrezzi per il lavoro, come le zappe e le accette, o gli attrezzi per la casa come i piatti e le ciotole, o i tessuti per fare i vestiti; è una famiglia di artigiani che offrono i prodotti del loro lavoro in cambio di cibo e di legna.

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Contadini e artigiani si incontrano nella piazza portando i loro prodotti e lì contrattano: quanta legna per una forma di formaggio? Quanto frumento per una pezza di tessuto? Nella piazza nasce un mercato.

Il mercato facilita lo scambio. Se ciascuno fa quello che sa fare meglio e acquista quello che gli serve, il villaggio produce molto più di prima, anche se è fatto dallo stesso numero di persone. Gli uomini si accorgono che scambiando possono avere più beni e vivere meglio. Lo scambio sta alla base dello sviluppo economico.

Il risparmio

Ma per lo sviluppo economico è fondamentale anche la seconda invenzione: il risparmio. I contadini non consumano subito tutto il raccolto e ne tengono una parte per l’inverno. Gli artigiani si fanno una scorta di attrezzi e di materiali per lavorare. Ciascuna famiglia rinuncia a consumare tutti i beni di cui dispone e accumula delle scorte.

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Le merci risparmiate serviranno più tardi, potranno essere scambiate con altre merci e la famiglia potrà sopravvivere nell’inverno e costruirsi una casa, una bottega, un granaio. Il risparmio diventa il capitale della famiglia.

L’anno dopo la famiglia starà meglio nella sua nuova casa e produrrà di più perché avrà più attrezzi. Se la produzione sarà maggiore sarà anche più facile risparmiarne una parte e aumentare ancora un po’ il capitale. La famiglia che risparmia accresce pian piano il suo capitale. Se viene una siccità che rovina il raccolto la famiglia potrà sopravvivere consumando un po’ del capitale accumulato. Il capitale dà sicurezza alla famiglia.


Per l’insegnante.

Ecco gli altri capitoli sull’argomento, liberamente tratti da Pippo Franci, L’economia e i ragazzi, Francesco Brioschi editore:

Qui un altro post con una scheda sull’Agenda 2030 per spiegare i meccanismi del mondo ai bambini.