Le epidemie spiegate ai bambini e alle bambine

Le epidemie, cioè le malattie che si diffondono per contagio da una persona all’altra, esistono da millenni, da quando gli uomini hanno iniziato a organizzarsi in comunità.

Possiamo anche dire che fanno parte della Storia perché spesso hanno modificato, per breve o lungo tempo, il modo di vivere delle società.

Nel periodo che stiamo vivendo, il Covid-19, portato dal coronavirus, si è concentrato all’inizio in alcune zone della Terra, ma si è poi via via diffuso in tutti i continenti. Per questo viene definito pandemia, cioè una malattia infettiva che coinvolge tutto il pianeta.

Le epidemie del passato

La prima epidemia di cui si ha una conoscenza storica è la peste bizantina, che ebbe inizio dopo la fine dell’Impero Romano. E’ definita così perché cominciò nell’attuale Turchia, nella città di Istanbul, che allora si chiamava Bisanzio.

Una vera e propria pandemia fu quella della peste nera, che dall’Asia arrivò in Europa nel XIV secolo. Allora le cause erano sconosciute, ma molto dopo si scoprì che la peste veniva diffusa dalle pulci dei topi. Sui mezzi di trasporto (carri e navi) i roditori si spostavano attraverso terre e mari, raggiungendo anche località lontane. Si è calcolato che in sei anni, a causa di questa malattia di cui allora non si conoscevano cure, l’Europa perse quasi metà della popolazione.

Il vaiolo è stato una malattia presente tra la popolazione mondiale per millenni. Era molto contagioso e spesso anche mortale. Ma il vaiolo fu anche la prima malattia per cui si trovò un vaccino, grazie al medico inglese Edward Jenner; dopo averlo sperimentato, dimostrò che le persone vaccinate non potevano più ammalarsi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo ufficialmente scomparso.

Un’altra grande pandemia fu quella dell’influenza spagnola, che in realtà ebbe origine negli Stati Uniti un secolo fa. Questa influenza molto pericolosa e contagiosa si diffuse velocemente in tutto il mondo.

Le epidemie dei tempi recenti

Come sappiamo, anche in questi ultimi decenni ci sono state varie epidemie. Questa è una cosa normale, perché noi viviamo tutti in comunità piccole o grandi: abbiamo contatti in famiglia, a scuola o al lavoro e questo favorisce la diffusione di malattie. Molte di queste epidemie sono di tipo influenzale: alcune più difficili da trasmettere, altre più contagiose; alcune con sintomi molto lievi, altre più lunghe e difficili da guarire.

Il lavoro degli scienziati è perciò molto importante, perché cercano di capire le cause e trovare le cure efficaci. Nei loro laboratori ricercano, sperimentano, fanno ipotesi e verificano le loro idee. Alcuni di loro si occupano di trovare i vaccini che permettono di rendere immuni a determinate malattie.

Per fare questo lavoro non è sufficiente l’intelligenza dei ricercatori (anche se è indispensabile), ma ci vogliono tempo e molti investimenti in denaro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli Stati, le università e anche aziende private in campo farmaceutico devono perciò collaborare per finanziare e favorire la ricerca. 

Anche i cittadini hanno i loro compiti per facilitare l’impegno degli scienziati. Prima di tutto devono informarsi e aiutare come possono il lavoro della ricerca, con contributi o anche solo sostenendo la sua importanza. Inoltre, possono combattere il diffondersi delle epidemie seguendo le regole che vengono via via indicate.

Le cause ambientali delle epidemie

Gli scienziati ci dicono anche che le epidemie sono strettamente collegate agli interventi dell’uomo sull’ambiente.

L’aumento della popolazione, la distruzione di molti habitat e la perdita di biodiversità (cioè della varietà di piante e animali sul pianeta) sono tutti elementi che, modificando l’ambiente, facilitano la diffusione di alcune malattie.

  • Nelle zone più densamente abitate si crea un maggior rischio di contagio per ogni epidemia.
  • I trasporti sempre più frequenti e veloci favoriscono la diffusione delle malattie a livello internazionale.
  • Gli scienziati hanno trovato collegamenti tra la diffusione dei virus e l’inquinamento atmosferico.
  • La diminuzione in molte parti del pianeta delle aree forestali ha portato a una forte perdita di biodiversità, che riguarda sia le specie animali, sia quelle vegetali. La  riduzione di predatori ha fatto aumentare il numero degli ‘animali serbatoio’, cioè di quegli animali che trasportano virus e batteri.
  • L’abbattimento delle foreste avviene anche per creare spazio per gli allevamenti  (suini, bovini, polli), distruggendo invece gli habitat della fauna selvatica. Questo ha favorito la trasmissione dei virus da una specie all’altra, da animali selvatici a quelli domestici e poi, in alcuni casi, anche all’uomo. 
  • Dove non arriva l’elettricità, ed è perciò difficile conservare la carne nei frigoriferi, in molti mercati si vendono animali vivi; questo è considerato molto pericoloso per la trasmissione di malattie. Un rischio viene anche dalla caccia di animali selvatici a scopo alimentare.
  • Il riscaldamento climatico, cioè l’aumento globale di temperatura, favorisce la riproduzione di zanzare anche di tipo pericoloso, per esempio quella che trasmette la malaria.

L’attenzione all’ambiente e all’equilibrio degli ecosistemi è quindi molto importante anche per la questione sanitaria.

 

Ecco alcuni Obiettivi dell’Agenda 2030 collegati alla questione delle epidemie:

Obiettivo 2 – fame e produzione agricola

Obiettivo 3 – sanità e igiene pubblica

Obiettivo 11 – centri urbani

Obiettivo 13 – cambiamenti climatici

Obiettivo 15 – vita sulla Terra e biodiversità

 

Trotula de Ruggiero

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la storia di oggi parla di una giovane donna che visse molti e molti anni fa.

Circa un millennio fa, viveva a Salerno una ragazza di nome Trotula che amava molto studiare. Nella sua città c’era una delle prime università del mondo che era anche la più importante scuola di medicina d’Italia: la Scuola Medica Salernitana.

Era una scuola molto all’avanguardia per quei tempi: si studiava tutto quello che riguardava il corpo umano e ciò che serviva per guarirlo, come, per esempio, la chirurgia e l’erboristeria. Si traducevano anche i trattati degli  scienziati dell’antica Grecia, che erano stati dimenticati per secoli.  Al contrario di altre scuole di quel tempo la Scuola Medica Salernitana accoglieva volentieri anche le ragazze.

Trotula decise allora di diventare una dottoressa. Studiò medicina e anche legge e filosofia. Diventò presto una dei migliori del suo corso. Quando iniziò a lavorare decise di specializzarsi nella cura delle donne: voleva aiutarle ad avere buone gravidanze e a crescere bene i loro bambini.

Trotula scrisse anche dei libri sulle sue esperienze, dove raccolse molti suggerimenti medici e di cure con le erbe.

Non si occupò solo di malattie, ma diede anche consigli per vivere con maggior benessere. Scrisse ricette per fare creme per la pelle e oli per i capelli, parlò dell’importanza della pulizia e suggerì di fare bagni turchi e massaggi.

Tutto questo non era considerato un argomento frivolo: Trotula pensava infatti che la bellezza del corpo fosse il risultato dell’armonia con la natura.

Per molti anni si credette che i libri di Trotula fossero scritti da un uomo: allora non sembrava possibile che una donna potesse scrivere così bene e approfonditamente di medicina. Oggi, grazie alle ricerche di studiosi spagnoli e italiani, sappiamo invece che è stata proprio Trotula a scrivere quei libri fondamentali per la salute delle donne.

Trotula de Ruggiero

La storia di Trotula de Ruggiero, una grande medica della rinascita dell’Anno Mille. Condividiamo qui il post che racconta la sua vita e il suo tempo, dal blog Fantastic Nonna.

Trotula de Ruggiero nacque a Salerno da una nobile famiglia normanna.  Grazie ai suoi natali ebbe l’opportunità di intraprendere studi di medicina presso la celebre e avanzatissima Scuola Medica Salernitana (XI-XIII sec.), una delle poche scuole d’occidente che allora non precludevano l’accesso alle donne, permettendo anche loro di diventare Magistrae, cioè insegnanti.

La Scuola Medica Salernitana, antesignana delle moderne università, era allora uno dei più importanti centri di cultura scientifica non controllati dalla Chiesa. Grazie a questo, all’interno della scuola era possibile tradurre i testi degli antichi scienziati greci dall’arabo: erano stati gli Arabi, infatti, a conservarne il sapere e le copie durante i secoli bui dell’alto medioevo. Traducendoli dall’arabo al latino, la Scuola di Salerno li rendeva nuovamente accessibili al mondo occidentale.

Nella Scuola si studiava e si praticava medicina, erboristeria, chirurgia, ma anche logica, filosofia e legge. Il corso di studi durava 9 anni.

In questo ambiente si formò il gruppo delle Mulieres Salernitanae, di cui una delle principali esponenti era Trotula.  Trotula diventò uno dei medici migliori e anche una grande divulgatrice, con un’attenzione particolare alla salute delle donne.

Il principale trattato giunto fino a noi è intitolato De passionibus mulierum ante et post partum (Sulle malattie delle donne prima e dopo il parto). Si tratta di una raccolta di suggerimenti medici diretti alle donne e riguardanti il concepimento, le mestruazioni, la gravidanza, il taglio cesareo e quello perineale, il parto.  Trotula descrive diete per i vari momenti della vita dellle donne e metodi anticoncezionali. Parla anche della salute del bambino, delle sue necessità fisiche e di cura, ma anche del suo bisogno di calore e di ninne nanne.

Trotula non si occupò però solo di malattie. Nel suo trattato De ornatu mulierum (Sui cosmetici delle donne), considerato il più antico trattato di cosmesi,  si occupò di bellezza e benessere. All’interno ci sono suggerimenti di igiene e di makeup, consigli sui benefici di bagni turchi e massaggi,  ricette per la preparazione di creme e unguenti per la pelle e per i capelli. La cosmetica non era infatti considerata da Trotula un argomento frivolo, ma rappresentava il concetto di bellezza del corpo in armonia con la natura.

Bagno igienico suggerito da Trotula.png

Per diversi secoli i trattati di Trotula vennero ignorati, messi al bando, oppure attribuiti ad autori maschi, perché durante il lungo periodo di dominio dell’Inquisizione non era ammissibile che certi temi considerati scandalosi venissero trattati in un testo di medicina, tantomeno se compilato da una donna. Ricordo che molte donne scienziate dell’epoca (mediche, ostetriche, erboriste, fitoterapeute, chimiche), la maggior parte autodidatte o eredi di una medicina tradizionale, vennero accusate e condannate per stregoneria.

Solo nel XIX secolo diversi studi, pricipalmente in Italia e in Spagna, arrivarono al nome e alla storia di Trotula, rivalutandone la figura e a volte ammantandola di leggenda. In ogni caso sembra che Trotula fosse anche una donna bella e carismatica, brillante espositrice delle sue teorie, in grado di discutere alla pari con i maggiori medici di Francia (allora i più prestigiosi). Pare inoltre sia lei la figura a cui si è ispirato Chaucer nei Canterbury Tales per disegnare il personaggio della salernitana Dame Trot.