Le epidemie spiegate ai bambini e alle bambine

Le epidemie, cioè le malattie che si diffondono per contagio da una persona all’altra, esistono da millenni, da quando gli uomini hanno iniziato a organizzarsi in comunità.

Possiamo anche dire che fanno parte della Storia perché spesso hanno modificato, per breve o lungo tempo, il modo di vivere delle società.

Nel periodo che stiamo vivendo, il Covid-19, portato dal coronavirus, si è concentrato all’inizio in alcune zone della Terra, ma si è poi via via diffuso in tutti i continenti. Per questo viene definito pandemia, cioè una malattia infettiva che coinvolge tutto il pianeta.

Le epidemie del passato

La prima epidemia di cui si ha una conoscenza storica è la peste bizantina, che ebbe inizio dopo la fine dell’Impero Romano. E’ definita così perché cominciò nell’attuale Turchia, nella città di Istanbul, che allora si chiamava Bisanzio.

Una vera e propria pandemia fu quella della peste nera, che dall’Asia arrivò in Europa nel XIV secolo. Allora le cause erano sconosciute, ma molto dopo si scoprì che la peste veniva diffusa dalle pulci dei topi. Sui mezzi di trasporto (carri e navi) i roditori si spostavano attraverso terre e mari, raggiungendo anche località lontane. Si è calcolato che in sei anni, a causa di questa malattia di cui allora non si conoscevano cure, l’Europa perse quasi metà della popolazione.

Il vaiolo è stato una malattia presente tra la popolazione mondiale per millenni. Era molto contagioso e spesso anche mortale. Ma il vaiolo fu anche la prima malattia per cui si trovò un vaccino, grazie al medico inglese Edward Jenner; dopo averlo sperimentato, dimostrò che le persone vaccinate non potevano più ammalarsi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo ufficialmente scomparso.

Un’altra grande pandemia fu quella dell’influenza spagnola, che in realtà ebbe origine negli Stati Uniti un secolo fa. Questa influenza molto pericolosa e contagiosa si diffuse velocemente in tutto il mondo.

Le epidemie dei tempi recenti

Come sappiamo, anche in questi ultimi decenni ci sono state varie epidemie. Questa è una cosa normale, perché noi viviamo tutti in comunità piccole o grandi: abbiamo contatti in famiglia, a scuola o al lavoro e questo favorisce la diffusione di malattie. Molte di queste epidemie sono di tipo influenzale: alcune più difficili da trasmettere, altre più contagiose; alcune con sintomi molto lievi, altre più lunghe e difficili da guarire.

Il lavoro degli scienziati è perciò molto importante, perché cercano di capire le cause e trovare le cure efficaci. Nei loro laboratori ricercano, sperimentano, fanno ipotesi e verificano le loro idee. Alcuni di loro si occupano di trovare i vaccini che permettono di rendere immuni a determinate malattie.

Per fare questo lavoro non è sufficiente l’intelligenza dei ricercatori (anche se è indispensabile), ma ci vogliono tempo e molti investimenti in denaro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli Stati, le università e anche aziende private in campo farmaceutico devono perciò collaborare per finanziare e favorire la ricerca. 

Anche i cittadini hanno i loro compiti per facilitare l’impegno degli scienziati. Prima di tutto devono informarsi e aiutare come possono il lavoro della ricerca, con contributi o anche solo sostenendo la sua importanza. Inoltre, possono combattere il diffondersi delle epidemie seguendo le regole che vengono via via indicate.

Le cause ambientali delle epidemie

Gli scienziati ci dicono anche che le epidemie sono strettamente collegate agli interventi dell’uomo sull’ambiente.

L’aumento della popolazione, la distruzione di molti habitat e la perdita di biodiversità (cioè della varietà di piante e animali sul pianeta) sono tutti elementi che, modificando l’ambiente, facilitano la diffusione di alcune malattie.

  • Nelle zone più densamente abitate si crea un maggior rischio di contagio per ogni epidemia.
  • I trasporti sempre più frequenti e veloci favoriscono la diffusione delle malattie a livello internazionale.
  • Gli scienziati hanno trovato collegamenti tra la diffusione dei virus e l’inquinamento atmosferico.
  • La diminuzione in molte parti del pianeta delle aree forestali ha portato a una forte perdita di biodiversità, che riguarda sia le specie animali, sia quelle vegetali. La  riduzione di predatori ha fatto aumentare il numero degli ‘animali serbatoio’, cioè di quegli animali che trasportano virus e batteri.
  • L’abbattimento delle foreste avviene anche per creare spazio per gli allevamenti  (suini, bovini, polli), distruggendo invece gli habitat della fauna selvatica. Questo ha favorito la trasmissione dei virus da una specie all’altra, da animali selvatici a quelli domestici e poi, in alcuni casi, anche all’uomo. 
  • Dove non arriva l’elettricità, ed è perciò difficile conservare la carne nei frigoriferi, in molti mercati si vendono animali vivi; questo è considerato molto pericoloso per la trasmissione di malattie. Un rischio viene anche dalla caccia di animali selvatici a scopo alimentare.
  • Il riscaldamento climatico, cioè l’aumento globale di temperatura, favorisce la riproduzione di zanzare anche di tipo pericoloso, per esempio quella che trasmette la malaria.

L’attenzione all’ambiente e all’equilibrio degli ecosistemi è quindi molto importante anche per la questione sanitaria.

 

Ecco alcuni Obiettivi dell’Agenda 2030 collegati alla questione delle epidemie:

Obiettivo 2 – fame e produzione agricola

Obiettivo 3 – sanità e igiene pubblica

Obiettivo 11 – centri urbani

Obiettivo 13 – cambiamenti climatici

Obiettivo 15 – vita sulla Terra e biodiversità

 

Obiettivo 17: favorire la collaborazione tra i Paesi – l’Agenda 2030 spiegata ai bambini

L’Obiettivo 17 dell’Agenda 2030 è quello conclusivo, perché invita a sviluppare tutti i mezzi necessari per realizzare gli altri Obiettivi e a rafforzare la collaborazione fra Paesi, sia politica sia economica, e dei Paesi con le organizzazioni internazionali.

Nessun Paese, infatti, può raggiungere lo sviluppo sostenibile da solo. Ogni Paese è collegato ad altri: per il commercio di prodotti agricoli e industriali, per le scoperte della scienza e della tecnologia, per il turismo, per gli spostamenti di persone in cerca di lavoro.

In particolare, per ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo è indispensabile aiutare i Paesi meno avanzati a raggiungere tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030, in modo da unire lo sviluppo economico alla salvaguardia dell’ambiente.

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Come si può migliorare la collaborazione tra i Paesi del mondo?

Il commercio internazionale è uno degli strumenti più importanti per equilibrare i rapporti tra le varie parti del mondo. Ci sono infatti Paesi che hanno risorse naturali che non sono disponibili in altre zone del pianeta e vengono quindi esportate in altri Paesi.  Ma perché tutti possano trarre vantaggi da questo commercio è indispensabile che siano fissate delle regole giuste, che non favoriscano soltanto i Paesi più ricchi (e quindi più forti nelle contrattazioni). Per aiutare i Paesi poveri, per esempio, è importante che si faciliti il commercio dei loro prodotti non facendo pagare delle tasse aggiuntive (chiamate dazi doganali).

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Un’altra strada per ridurre le disuguaglianze tra Paesi è la condivisione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche più avanzate e sostenibili, cioè compatibili con l’ambiente. In questo modo saranno possibili grandi miglioramenti nella vita e nel lavoro delle persone, per esempio nel campo del consumo di energia o in quello della comunicazione.

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Che cosa devono fare i Paesi ricchi?

Per raggiungere gli obiettivi e così migliorare le condizioni di vita degli abitanti dei Paesi più poveri sono necessari investimenti di denaro. Molti Paesi ricchi già da tempo contribuiscono con una parte del proprio reddito nazionale (PIL, cioè Prodotto Interno Lordo). Questi finanziamenti sono chiamati aiuti allo sviluppo.

Grazie all’Agenda, questi Paesi si sono impegnati ad aumentare progressivamente queste somme, per arrivare, nel 2030, a donare lo 0,7% del proprio PIL. Oggi solo pochi Paesi hanno già raggiunto questa percentuale: la Svezia e la Norvegia, prima di tutti, che donano oltre l’1% del loro PIL, poi Danimarca, Paesi Bassi e Lussemburgo. Sono però molto importanti anche i contributi delle organizzazioni internazionali e delle singole persone o aziende.

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I traguardi dell’Obiettivo 17

I Paesi che partecipano all’Agenda 2030 hanno perciò deciso di:

  • stendere propri piani nazionali per raggiungere gli Obiettivi Globali entro il 2030; ogni Paese deve scegliere quali sono i problemi più urgenti da risolvere per la propria società.
  • garantire che ogni Paese impegni le proprie risorse e che i Paesi sviluppati sostengano quelli meno sviluppati.
  • creare leggi coerenti: per esempio, non si possono creare delle regole per la protezione delle risorse naturali e, al tempo stesso, permetterne lo sfruttamento.
  • condividere le scoperte scientifiche e diffondere le innovazioni, a condizioni favorevoli (cioè a basso costo) per i Paesi più poveri.
  • aiutare i Paesi più poveri a raccogliere dati statistici sulla loro economia e la loro società.
  • favorire il commercio.

Qui trovi il post su un’importante via commerciale internazionale, la Via della Seta.

Se vuoi saperne di più sull’Agenda 2030 vai a questo post. Se vuoi saperne di più sugli altri Obiettivi leggi questi post:

In questo post  puoi leggere della Giornata Mondiale dei Diritti Umani. In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine, in modo semplice e coinvolgente i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Obiettivo 16: costruire società pacifiche e giuste – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini e alle bambine

Raggiungere gli scopi dell’Obiettivo 16 non è facile, perché significa non solo lottare contro ogni tipo di guerra, ma anche combattere la violenza in tutte le sue forme: la criminalità organizzata, lo sfruttamento di donne e bambini, la corruzione, il traffico di armi. Nella Storia, l’umanità non ha probabilmente mai conosciuto un periodo di pace contemporaneamente in ogni parte del pianeta. Anche in questo momento nel mondo ci sono oltre settanta situazioni di guerra o di forte tensione che produce conflitti armati. Tutte le organizzazioni internazionali sono però d’accordo nell’affermare che la pace è indispensabile  per costruire non solo delle società giuste, ma anche per raggiungere uno sviluppo economico. Screenshot 2019-10-16 17.51.58

Quali sono le conseguenze delle guerre sulla popolazione?

 La guerra causa direttamente la perdita di molte vite umane, ma anche dopo la sua fine restano gravi conseguenze. Le attività agricole vengono abbandonate. Ma anche finito il conflitto nei campi restano per lungo tempo le mine antiuomo, pericolose bombe messe nel terreno, che li rendono inutilizzabili per le coltivazioni, oltre a creare altre morti e mutilazioni. Anche le altre attività produttive non hanno possibilità di progredire e ogni sviluppo economico si ferma. Grandi parti delle città vengono distrutte e, finita la guerra, molti edifici e infrastrutture (come le strade e le ferrovie) devono essere ricostruiti. Ragazzi e ragazze hanno difficoltà ad andare a scuola o non la possono frequentare del tutto, rinunciando quindi a preparare il proprio futuro. Migliaia, a volte milioni, di profughi sono costretti a lasciare le proprie case e a emigrare, diventando così rifugiati in un altro Paese. Screenshot 2019-10-16 17.58.28

Gli Stati proteggono sempre i diritti umani?

Negli Stati democratici ogni persona può liberamente partecipare alla vita politica e  al governo del suo Paese, soprattutto attraverso le elezioni. I governi, da parte loro, hanno il compito di  garantire ai cittadini servizi adeguati, come la scuola, la sanità, le pensioni per gli anziani, ecc. Ma ci sono Paesi che hanno forme autoritarie di governo (dittature), e i partiti o le persone che hanno il potere usano varie forme di violenza contro i propri oppositori: si dice che violano i diritti umani. Questi diritti sono stati proclamati nel 1948 dall’Assemblea Generale dell’ONU, all’interno della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Quasi in ogni Paese, poi, sono presenti fenomeni come la corruzione e l’evasione fiscale: queste azioni non sono solo illegali, ma tolgono risorse per migliorare la condizione delle classi più povere e diminuire le disuguaglianze. Screenshot 2019-10-16 18.01.36

I traguardi dell’Obiettivo 16

L’Agenda 2030 ha stabilito che, per raggiungere una situazione di pace e rispetto dei diritti umani, tutti i Paesi devono:
  • ridurre ogni forma di violenza.
  • mettere fine allo sfruttamento dei più deboli, in particolare bambini, donne e minoranze etniche.
  • garantire a tutti la possibilità di accedere alla giustizia e ai tribunali.
  • ridurre moltissimo il traffico di armi e combattere tutte le forme di criminalità organizzata (come, per esempio, i vari tipi di mafia).
  • ridurre la corruzione, soprattutto di chi è in posti di potere.
  • nominare a tutti i livelli (locale, nazionale, internazionale) dei governi capaci, responsabili e onesti.
  • far partecipare anche i Paesi meno avanzati a tutte le decisioni che riguardano il pianeta.
  • proteggere le libertà fondamentali, come il diritto all’informazione.
  • promuovere leggi contro il razzismo e le discriminazioni.
Se vuoi saperne di più sull’Agenda 2030 vai a questo post. Se vuoi saperne di più sugli altri Obiettivi leggi questi post: In questo post puoi leggere che cosa sono i Diritti Umani, un argomento molto legato all’Obiettivo 16. Questo è invece un post sulla storia dei Curdi, un popolo diviso tra diversi Stati, che ha subito sempre repressioni e discriminazioni. In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Da questo libro una pagina di approfondimento che riassume alcuni diritti umani. Schermata 2023-01-14 alle 23.54.48

Obiettivo 10: ridurre le disuguaglianze – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini e alle bambine

In tutti i Paesi del mondo ci sono persone ricche e persone povere. Ma negli Stati meglio governati le differenze tra i modi di vivere di queste due gruppi di persone non sono molto grandi, grazie al sistema delle tasse e alla presenza di servizi sociali e sanitari disponibili per tutti.

Invece, in alcuni Paesi le differenze sono davvero enormi. Pochi ricchi possiedono immense fortune e moltissime famiglie povere fanno fatica a sopravvivere e non sono garantite nemmeno dai servizi di base.

Si è calcolato che l’1% della popolazione mondiale possiede circa la metà della ricchezza totale del pianeta, mentre 3 miliardi e ottocentomila persone (quasi metà della popolazione attuale) ne possiedono solo lo 0,4%.

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Quali sono le differenze geografiche?

A volte ci sono grandi disuguaglianze anche tra le diverse zone di uno stesso Paese, dove ci sono regioni più ricche e con una buona rete di servizi sociali, e regioni più povere, quasi abbandonate dal governo centrale.

Differenze ci sono spesso anche tra città e campagna. In alcuni Paesi infatti, le zone rurali, cioè di campagna, hanno difficoltà a comunicare con la città più vicina, perché mancano le strade oppure sono impraticabili per alcuni periodi dell’anno. Quindi sono più rari i commerci, scuole e ospedali sono difficili da raggiungere e anche gli aiuti arrivano con difficoltà.

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Purtroppo, i dati raccolti dalle organizzazioni internazionali mostrano che queste disuguaglianze, invece di diminuire, in molte parti del mondo stanno aumentando.

Uno dei simboli materiali più efficaci sono i muri che vengono costruiti per difendere le aree più ricche dall’immigrazione. Ci sono anche muri che dividono zone di una stessa città. Se un bambino nasce dalla parte ricca del muro avrà la possibilità di crescere con una buona alimentazione, ogni cura medica, giocattoli, libri e tecnologia, seguirà buone scuole, farà vacanze al mare o in montagna. Se invece nascerà dalla parte povera del muro giocherà in strade non asfaltate, seguirà i pochi anni di scuola che gli serviranno per imparare a leggere e scrivere, non potrà avere cure e cibo di qualità, né altre comodità. Pur abitando nello stesso Paese, nella stessa città, in quartieri confinanti, questi due bambini avranno vite molto differenti, come se vivessero in parti del mondo lontanissime tra loro.

Perché è importante diminuire le disuguaglianze?

 Ridurre le disuguaglianze non è importante solo per creare società più giuste. Molti studi dimostrano che è una necessità: troppo grandi differenze sociali tra i cittadini sono un ostacolo per l’economia. Per esempio, i Paesi del nord Europa hanno governi che combattono le disuguaglianze e anche per questo sono diventati tra i Paesi più ricchi del mondo.

Per creare sviluppo, infatti, è necessario che la produzione riguardi ogni tipo di bene, e non solo quelli di lusso che si possono permettere in pochi. Inoltre, in una società ingiusta chi nasce povero non avrà la possibilità di migliorare la sua vita e probabilmente resterà povero per sempre.

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Quali sono i traguardi dell’Obiettivo 10?

  • ottenere che in ogni Paese il reddito dei più poveri cresca più velocemente di quello medio.
  • fare in modo che tutti partecipino alla vita del Paese, senza distinzione di reddito, età, sesso, religione, origine geografica.
  • abolire tutte le leggi che mantengono differenze tra i cittadini.
  • assicurare che tutti abbiano le stesse possibilità di studio e di lavoro.
  • creare norme fiscali che facciano pagare le tasse soprattutto ai più ricchi.

Se vuoi saperne di più sull’Agenda 2030 vai a questo post. Se vuoi saperne di più sugli altri Obiettivi leggi questi post:

In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Da questo libro una storia che parla di disuguaglianze.

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Obiettivo 13: fermare il riscaldamento globale – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini e alle bambine

Come ci accorgiamo del cambiamento climatico? L’atmosfera che circonda la Terra sta aumentando la sua temperatura. Questo provoca nelle varie parti del pianeta fenomeni meteorologici che, pur essendo opposti, fanno parte di un unico grande cambiamento climatico. Per esempio, in molte zone stanno aumentando la desertificazione, cioè l’avanzata del deserto, e i lunghi periodi di siccità; allo stesso tempo, in altre zone stanno verificandosi sempre più spesso piogge violentissime, alluvioni, uragani. E’ proprio l’eccessivo riscaldamento dell’acqua superficiale degli oceani a dare forza agli uragani, chiamati anche cicloni tropicali perché fino ad ora si sono formati quasi soltanto nella zona tra i due Tropici. Ma oggi, per il riscaldamento del clima, stanno avvenendo anche in mari della zona temperata, come il Mar Mediterraneo. Screenshot 2019-09-17 17.24.20

Quali sono i pericoli dell’aumento di temperatura?

L’aumento della temperatura, aggravato dal diboscamento e dallo sfruttamento eccessivo dei terreni e delle riserve d’acqua, rappresenta una grave minaccia per l’agricoltura. Oggi circa mezzo miliardo di persone vive in zone che si stanno desertificando; in altre zone sono le inondazioni a rendere i terreni non più coltivabili.  Tutto ciò ha gravi conseguenze sulla quantità di risorse alimentari del pianeta, soprattutto nei Paesi che sono tra i più poveri del mondo; anche i prezzi dei cibi aumenteranno. Un’altra conseguenza della diminuzione di prodotti agricoli è l’aumento del numero di migranti, che sono costretti ad abbandonare le zone in cui vivono perché diventate troppo calde e prive d’acqua e si spostano perciò verso zone più ricche: dal centro e sud America verso il nord America e dall’Africa verso l’Europa. Un grave pericolo è anche l’innalzamento del livello dei mari a causa dello scioglimento dei ghiacciai al Polo Nord e al Polo Sud. Ma anche i ghiacciai delle catene montuose stanno sciogliendosi, con gravi conseguenze sugli ambienti montani e il sistema delle acque. Screenshot 2019-09-17 17.27.29.png

Cosa fare per fermare l’aumento della temperatura?

Non c’è una sola soluzione: ci sono molte cose che si possono  (devono?) fare, ma vanno fatte presto e tutte insieme. Piantare nuove foreste è una di queste, ma è importante anche agire sui nostri comportamenti alimentari. Nei Paesi ricchi il consumo di carne è altissimo e in continua crescita. Sappiamo però che i grandi allevamenti producono emissioni di metano, uno dei principali gas che effetto serra cioè  sul nostro pianeta. Inoltre, l’abbattimento delle foreste per lasciare spazio a terreni dove coltivare il cibo per i bovini produce un aumento della quantità di anidride carbonica nell’atmosfera.  Se quei terreni venissero coltivati a cereali e verdure si potrebbero nutrire più persone sul pianeta. Quindi, una strategia consigliata è quella di mangiare meno carne e diventare un po’ più vegetariani. Screenshot 2019-09-17 17.34.23

I traguardi dell’Obiettivo 13

Per combattere il cambiamento climatico e limitarne le conseguenze l’Obiettivo 13 propone ai governi e alla comunità internazionale di
  • mettere in atto tutte le misure possibili per fermare l’aumento delle temperature, nel campo dell’alimentazione, dei trasporti, del consumo di energia, della conservazione degli spazi verdi.
  • rafforzare la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali.
  • migliorare l’istruzione, le conoscenze e la capacità di persone e istituzioni sull’argomento del cambiamento climatico.
  • aiutare finanziariamente i Paesi più poveri a trovare soluzioni e affrontare le conseguenze del cambiamento climatico.
Se vuoi saperne di più sull’Agenda 2030 vai a questo post. Se vuoi saperne di più sugli altri Obiettivi leggi questi post: In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Da questo libro una storia legata al riscaldamento globale.

Obiettivo 8: sviluppo economico e lavoro per tutti – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini

 

Uno dei problemi che non permette alle persone di uscire dalla povertà è la disoccupazione, cioè la mancanza di un lavoro. Disoccupati, cioè persone che sono in condizioni di lavorare e vorrebbero farlo, ma non trovano un impiego, ci sono in tutti i Paesi, anche in quelli più ricchi. Nel mondo i disoccupati sono più di  200 milioni e molti sono i giovani.

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In molti posti del pianeta non basta però avere un lavoro per liberare la propria famiglia dalla povertà. Infatti molti lavoratori sono pagati troppo poco e, come si dice, sono sfruttati. Oppure lavorano solo una volta ogni tanto (si dice che hanno un lavoro precario) e questo non garantisce una paga sufficiente per poter sopravvivere.

Se poi chi mantiene la famiglia è una donna, di solito ha ancora più difficoltà, perché sia nei Paesi ricchi, sia nei Paesi poveri le donne hanno retribuzioni, cioè paghe e stipendi, più basse, anche quando svolgono lo stesso lavoro di un uomo. In tutto il mondo, solo l’Islanda ha fatto da poco tempo una legge che vieta di pagare diversamente il lavoro di un uomo e di una donna. Sulla parità tra uomini e donne leggi anche il post sull’Obiettivo 5.

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In alcuni Paesi, poi, è ammesso anche il lavoro dei bambini, che in questo modo non hanno un’infanzia serena, non possono andare a scuola e hanno spesso danni alla salute e problemi nella crescita. Inoltre, per il loro lavoro i bambini vengono pagati pochissimo.

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 L’Obiettivo 8  si propone proprio di aumentare i posti di lavoro e si è valutato che ne servirebbero più di 450 milioni entro il 2030: in questo modo troverebbero occupazione sia i disoccupati di oggi, sia i moltissimi ragazzi e ragazze che oggi vanno a scuola, ma che raggiungeranno nei prossimi anni l’età per lavorare. Si dice che entreranno nel mercato del lavoro.

Un lavoro dignitoso e sostenibile

Come abbiamo visto, non basta però avere un lavoro. Bisogna che rispetti alcune importanti condizioni.

  • Deve essere un lavoro dignitoso, cioè che rispetti le persone e la loro libertà.
  • Deve essere un lavoro pagato giustamente, in relazione del costo della vita del Paese dove si svolge.

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  • Non deve danneggiare l’ambiente, né la salute dei lavoratori; deve cioè rispettare una produzione e un consumo sostenibili.
  • Deve lasciare spazio alla creatività, l’innovazione e la piccola imprenditoria, cioè deve essere incoraggiato e aiutato chi ha l’intenzione di crearsi un lavoro per conto proprio.
  • Si devono creare posti di lavoro per tutti, con particolare attenzione a donne, giovani e disabili, e tutti devono essere pagati in modo uguale per un lavoro di uguale valore.
  • Si deve favorire il turismo sostenibile, che crea lavoro e promuove la cultura e i prodotti locali.

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Se vuoi saperne di più sull’Agenda 2030 vai a questo post. Se vuoi saperne di più sugli altri Obiettivi leggi questi post:

Per l’insegnante:

Qui potete trovare una scheda sul Primo Maggio, e in quest’altro link un rimando a come poter lavorare in classe sul tema del lavoro.

A questo link un compito di realtà che ha come tematica centrale il lavoro minorile.

In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine, in modo semplice e coinvolgente i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

 

libro Possiamo cambiare il mondo

E a questo link una scheda sul libro Questo è un giorno speciale, dove è raccontato anche il Primo Maggio.

Obiettivo 12: consumare in modo responsabile – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini e alle bambine

Gli abitanti della Terra hanno raggiunto gli 8 miliardi e si calcola che entro il 2050 diventeranno 10 miliardi.

Consumi per tutto il pianeta

Oggi ci sono molte diversità negli stili di vita nelle varie parti del pianeta. Alcuni popoli, come il nostro, possono concedersi comodità, servizi avanzati, ogni tipo di generi di consumo (cibo, vestiario, automobili, elettrodomestici, prodotti elettronici, ecc.). Altri sono legati alla pura sopravvivenza.

Per poter mantenere il nostro stile di vita ed estenderlo a tutta l’umanità, sarebbero necessari tre pianeti delle dimensioni della Terra.
In realtà, il problema non è la mancanza di risorse, ma il loro spreco.

Cibo sprecato

Si spreca acqua, si spreca energia e si spreca anche cibo. Ogni anno si spreca quasi un miliardo e mezzo di tonnellate di cibo (circa un terzo del cibo prodotto). Tutto questo cibo finisce nella spazzatura dei consumatori, dei ristoranti e dei commercianti, oppure va a male durante il trasporto e nei magazzini.

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Ma anche per produrre gli alimenti che non si consumano è stato necessario utilizzare acqua, energia, fertilizzanti. Quindi si spreca cibo, ma si sprecano anche queste altre importanti risorse.

Come si può immaginare, sono soprattutto i Paesi più ricchi a sprecare: si è calcolato che gettano nella spazzatura il 28% del loro cibo, mentre i Paesi meno ricchi ne sprecano solo il 7%.

L’importanza di riciclare

Ma non c’è solo il cibo. Molti oggetti (vestiti, scarpe, libri, mobili, oggetti elettronici, ecc.) che noi utilizziamo vengono spesso buttati nella spazzatura prima della loro fine naturale. E’ importante perciò allungare la loro vita il più possibile.

Bisogna perciò fare la strategia delle 3R:

RIDURRE: per diminuire la quantità di materiali consumati è necessario scegliere, al momento dell’acquisto, i prodotti più durevoli e facilmente
riparabili; anche gli imballaggi, cioè le scatole e le plastiche che li contengono, devono essere ridotti al minimo;
RACCOGLIERE: gli oggetti che non servono più possono essere rivenduti, scambiati, regalati o trasformati; in ogni caso, devono essere suddivisi per materiali e consegnati alla raccolta differenziata del proprio Comune;
RICICLARE: grazie alle tecniche più avanzate, si può arrivare a riciclare oltre il 75% dei materiali di scarto. L’industria farà poi nuovi oggetti utilizzando questi materiali, non consumando così nuove materie prime.

L’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030

L’Obiettivo 12 si occupa di tutto questo. Il consumo sostenibile e responsabile vuole ridurre gli sprechi e si occupa di utilizzare al meglio ogni tipo di risorsa.

L’Obiettivo 12 si propone infatti, entro l’anno 2030, di:

  • diminuire lo spreco alimentare del pianeta della metà;
  • ridurre la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo;
  • incoraggiare le aziende a utilizzare metodi sostenibili di produrre;
  • aiutare tutti i Paesi a migliorarsi dal punto di vista scientifico e tecnologico, per rendere più sostenibili i consumi e le produzioni.

E tu, che cosa puoi fare?

Prova a raccontare che cosa potresti fare tu, insieme alla tua famiglia, per rispondere all’Obiettivo 12.

Qui puoi trovare la proposta di una classe capovolta sull’Obiettivo 12.

 

Se vuoi saperne di più sull’Agenda 2030 vai a questo post. Se vuoi saperne di più sugli altri obiettivi leggi questi post:

 In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine, in modo semplice e coinvolgente i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Ecco qui un approfondimento sui vari tipi di riciclo.

foto di copertina di Paolo Sacchi.

 

Obiettivo 11: città belle e vivibili per tutti – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini e alle bambine

 

Oggi un po’ più della metà dell’umanità, cioè oltre 4 miliardi di persone, vive in una città. Ma nel 2050, sul pianeta, ben 7 persone ogni 10 vivranno in città. Questi numeri, da soli, fanno capire quanto sia importante che le città possano crescere in modo ordinato e facile da vivere per tutti e tutte.

Dove e perché ci saranno più cittadini

Gli esperti pensano che cresceranno soprattutto le grandi metropoli dei Paesi più poveri, dove è maggiore anche l’aumento della popolazione.

Guardate questo grafico che spiega perché in futuro ci saranno sempre più abitanti nelle città.

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I problemi della crescita urbana

Nella storia, e ancora oggi, le città sono sempre state luoghi di progresso e di cultura. Sono però anche i luoghi dove sono più evidenti i contrasti della società: ricchezza e povertà, servizi efficienti e abbandono sono rappresentati dalla divisione tra i quartieri ricchi del centro e le periferie più disastrate. Queste zone della città sono vicine tra loro nello spazio, ma lontanissime come modo di vivere.

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  • la crescita delle città, se non è regolata, può portare all’allargamento delle baraccopoli, le enormi periferie senza quei servizi (acqua potabile, elettricità, fognature, ecc.) che sono indispensabili per tutti. In queste zone ai margini delle città già oggi, nel mondo, vivono circa 850 milioni di persone; e il numero è in continuo aumento;
  • le città occupano soltanto il 3% della superficie terrestre, ma consumano l’80% dell’energia e producono il 75% dell’anidride carbonica;
  • in una città, l’aumento della popolazione richiede la fornitura di più acqua potabile ed energia elettrica, una maggior raccolta di rifiuti, più scuole e ospedali. Inoltre crea più traffico e inquinamento.

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L’Agenda 2030 si occupa della crescita delle città

L’Obiettivo 11 riguarda proprio questo argomento e indica quali sono i traguardi da raggiungere entro il 2030 perché la crescita avvenga in modo sostenibile: questo significa che, anche se si ingrandiscono, le città devono continuare a ospitare la popolazione senza peggiorare l’ambiente e i servizi che offrono; anzi, magari migliorarli.

L’attenzione di tutti (lo Stato, l’amministrazione comunale, le associazioni, tutti i cittadini) deve essere puntata su:

  • case sicure, comode e ben attrezzate per tutti,
  • un sistema 
di trasporti conveniente e ben diffuso,
  • grandi spazi verdi,
  • spazi sociali, cioè luoghi per far stare insieme le persone (piazze, giardini, luoghi pubblici al coperto),
  • le reti: acqua, elettricità, gas, raccolta dei rifiuti, telefoni, anche wi-fi per tutti,
  • servizi per chi ha più esigenze o problemi: per esempio,  anziani, disabili. bambini.

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E ora una domanda

  • Che tipo di città immaginate per rispondere all’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030?

che può anche voler dire

  • Che città volete per il vostro futuro?

Provate a fare un elenco di cose (spazi, servizi, reti, miglioramenti, ecc.) che vi piacerebbe avere nella vostra città.

Questo il link al post sulla Giornata Mondiale delle Città.

In questi post gli altri Obiettivi

Questo post presenta invece l’Agenda 2030 in generale.

In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Ecco un approfondimento sugli elementi che compongono la città.

Obiettivo 6: garantire a tutti acqua per bere e per lavarsi – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini e alle bambine

 

Forse vi sembra una cosa naturale aprire un rubinetto da cui scende l’acqua potabile per bere e cucinare, avere a disposizione tutta l’acqua che si vuole per lavarsi e utilizzare i servizi igienici,  magari andare a lezione di nuoto in una bella piscina comunale…

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Ma probabilmente non sapete che tutto ciò per moltissime persone nel mondo sia un obiettivo ancora lontano da raggiungere.

I dati

Proviamo a leggere alcuni dati:

• oltre il 40% della popolazione mondiale ha problemi di scarsità d’acqua;

• oltre 1,7 miliardi di persone vivono vicino a fiumi dove si preleva più acqua di quanta se ne riformi naturalmente;

• almeno 2,4 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienici;

• ogni anno milioni di persone, in gran parte bambini, muoiono per malattie causate dalla mancanza di acqua potabile o di igiene e pulizia.

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Quali sono le cause?

La Terra possiede sufficiente acqua potabile per dissetare tutti i suoi abitanti, ma la disponibilità media continua a diminuire in modo preoccupante. Questo è legato a cause diverse:

• il continuo aumento della popolazione mondiale: ci sono circa 80 milioni di persone in più ogni anno;

• il sempre maggiore prelievo di acqua per la crescita di molte attività economiche: per esempio agricoltura, allevamento,  produzione di energia; può sembrare strano, ma il 70% dell’acqua dolce consumata nel mondo viene utilizzata per irrigare i campi coltivati;

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• in molti Paesi gli acquedotti e gli impianti di depurazione sono antiquati e poco efficienti;

• la temperatura del pianeta diventa sempre più alta e questo sta peggiorando la situazione delle zone che hanno un clima arido (che sono anche le zone più povere del mondo). Se vuoi saperne di più sul riscaldamento globale causato dall’effetto serra, qui è spiegato bene.

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Soluzioni che non funzionano

Per assicurarsi acqua a sufficienza, molti Paesi hanno deviato fiumi, costruito canali e dighe immense. Queste azioni sono magari riuscite a portare acqua alle piantagioni e a produrre elettricità, ma spesso con gravi danni per l’ambiente e togliendo acqua alle popolazioni locali. Senza contare che a volte sono nate delle vere e proprie guerre per l’acqua tra Paesi confinanti.

Photo by Alex Bracken from Pexels

Un’altra soluzione è la desalinizzazione dell’acqua del mare: sono però necessari impianti che costano molto e richiedono un grande consumo di energia. Se lo possono perciò permettere solo Paesi molto ricchi, come i Paesi produttori di petrolio.

Che cosa propone l’Obiettivo 6?

Sulla questione dell’acqua l’Obiettivo 6 propone diversi  traguardi da raggiungere entro il 2030:

  • garantire a tutti acqua potabile;
  • è necessario migliorare la qualità dell’acqua diminuendo l’inquinamento (discariche di rifiuti non controllate, sostanze chimiche pericolose nelle acque dei fiumi, gli scarichi urbani non depurati, ecc.);
  • è importante proteggere tutti gli ecosistemi legati all’acqua, come le montagne, le foreste, le paludi, i fiumi, i laghi, le acque sotterranee;
  • per aumentare la quantità d’acqua disponibile bisogna evitare gli sprechi, riciclarla quando è possibile, rendere più efficiente la distribuzione negli acquedotti;
  • è fondamentale insegnare alle comunità a gestire bene la propria acqua e ad adottare sane abitudini igieniche.

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Ecco le altre schede relative agli Obiettivi dell’Agenda 2030:

Questo invece il post che presenta ai ragazzi e alle ragazze il progetto dell’Agenda 2030.

In questo post si parla invece di Possiamo cambiare il mondo, Mondadori, un libro che racconta ai bambini e alle bambine, in modo semplice e coinvolgente i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Ecco un approfondimento sul ciclo dell’acqua.

Obiettivo 15: proteggere la vita sulla Terra e la biodiversità – L’Agenda 2030 spiegata ai bambini e alle bambine

Cari ragazzi e care ragazze, sapete che cos’è la biodiversità? Forse avete la parola vi ha già rivelato il suo significato: bio significa vita e diversità è l’insieme delle differenze.

La biodiversità di un territorio è infatti la varietà di specie vegetali e animali che ci vivono. Più queste specie sono numerose, più la biodiversità è ricca. Invece, la diminuzione del numero di specie è chiamata perdita di biodiversità.

Finora, la scienza ha studiato e registrato sulla superficie terrestre e negli oceani  circa due milioni di specie di piante e animali, ma si pensa che quelle esistenti sul pianeta possano essere molte di più: il numero esatto naturalmente non possiamo saperlo, ma si pensa siano diversi milioni, forse più di una decina di milioni. La maggior parte di queste specie, quindi, è ancora sconosciuta.

Fotografia di David Liittschwager, National Geographic
Fotografia di David Liittschwager, National Geographic

La storia del dodo

Il dodo era un uccello che abitava in un’isola africana (Mauritius). Era incapace di volare perché aveva un corpo pesante e ali molto piccole. Poco tempo dopo l’arrivo dei coloni europei, nel XVII secolo, il dodo si estinse, ovvero scomparve come specie. Sembra che la sua carne non fosse buona da mangiare, ma le sue uova sì, e i coloni ne erano golosi. Inoltre l’intenso diboscamento aveva cambiato il suo habitat, cioè l’ambiente in cui viveva, e lui non fu più in grado di riprodursi.

Così, del dodo ora abbiamo solo una ricostruzione sulla base degli scheletri che sono stati ritrovati.

Il dodo, ricostruito al Museo di Storia Naturale di Parigi
Il dodo, ricostruito al Museo di Storia Naturale di Parigi

Un altro esempio è quello del silfio, una pianta medicinale efficace contro molte malattie.  Era coltivata in NordAfrica e veniva molto usata al tempo dei Romani. Nel I secolo d.C. però scomparve, probabilmente perché il clima era diventato più secco. Ecco il disegno della ferula, una pianta che si ritiene sia molto simile all’antico silfio.

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Ma molte piante e molti animali sono scomparsi prima ancora che siano stati catalogati o anche che gli storici ne abbiano parlato. E questo è avvenuto soprattutto negli ultimi anni.

Uno scienziato americano, Boris Worm, ha detto:

Le informazioni che otteniamo quando scopriamo delle specie nuove fanno parte della biblioteca della natura, ed è come se noi avessimo decifrato appena i primi 10 libri. Stiamo buttando via il resto, senza nemmeno aver avuto la possibilità di dargli un’occhiata.

Che cosa distrugge la biodiversità?

Purtroppo sono tantissime le azioni dell’uomo che diminuiscono la biodiversità.

Abbattere gli alberi è una di queste.  In molte parti del mondo, infatti, la maggior parte  delle antiche foreste non esiste più.  Nel corso dei millenni, gli esseri umani hanno diboscato grandi parti di territorio, sia per far posto a città, villaggi, strade e campi coltivabili,  sia per ricavare legname da costruzione o da ardere.

Il problema si è aggravato soprattutto nell’ultimo secolo. Oggi vengono abbattuti soprattutto gli alberi delle foreste equatoriali: si è calcolato che ogni anno si perde una superficie verde grande più di un terzo dell’Italia. Difficilmente poi altri alberi ricrescono in queste zone:  il terreno, non più protetto dalle fronde, viene colpito continuamente dalla pioggia e dai raggi del sole, perdendo così la sua fertilità.

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I traguardi dell’Obiettivo 15

L’Agenda 2030 ha perciò stabilito diversi traguardi da raggiungere:

  • arrestare la deforestazione e aumentare il rimboschimento
  • arrestare la distruzione della biodiversità e proteggere le specie a rischio di estinzione
  • mettere fine al bracconaggio, cioè alla caccia illegale, e al commercio del legname protetto, cioè quello che è vietato abbattere
  • fare in modo che i governi mettano la protezione della biodiversità nei loro progetti nazionali e locali
  • aiutare i Paesi più poveri a conservare le proprie foreste.

Se volete saperne di più sull’Agenda 2030 potete visitare questo post

oppure leggere i post che riguardano:

In questo post di Progetto Ipazia si parla della Giornata Mondiale delle Foreste, mentre quest’altro è dedicato alla Giornata Mondiale della Terra, raccontata anche, con storie e approfondimenti, nel libro “Questo è un giorno speciale“.  Qui un approfondimento sul bosco misto, molto comune nel nostro Paese.

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In questo post si parla invece di “Possiamo cambiare il mondo”, un libro che racconta ai bambini e alle bambine i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Qui invece trovate il link a un video in cui Eniscuolachannel racconta la biodiversità insieme ai bambini di una primaria di San Donato Milanese.