L’antica cartografia e la scoperta dell’America

Le carte geografiche sono oggetti affascinanti, che attirano spesso la curiosità di adulti e ragazzi. Su una carta geografica si può immaginare un viaggio, costruire un itinerario, scoprire una piccola regione o tutto il mondo, conoscere paesi lontani, confini, fiumi, montagne e capitali.

Anche se sempre più spesso si utilizzano vari tipi di navigatori (e anche i bambini è giusto che imparino a usarli), questi non sostituiscono del tutto le carte geografiche, che forniscono altri tipi di informazioni e permettono di comprendere tutta la complessità di un territorio.

Per avviare la conoscenza delle carte geografiche può essere senz’altro interessante parlare ai bambini e alle bambine delle loro origini e anche del loro importantissimo ruolo in alcuni grandi eventi che hanno cambiato la storia dell’umanità.

Ecco allora queste due pagine, tratte dal volume di quarta del nuovo sussidiario Cambiamondo della casa editrice CETEM.

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La carta geografica del regno

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sedetevi comodi e ascoltate questa storia.

C’era una volta un re. Abitava in un grande castello ed era innamorato delle carte geografiche.

Altri re volevano che i loro regni venissero ricordati nei libri; egli invece desiderava che tutto il suo paese fosse rappresentato su una carta.

Chiamò allora i suoi più abili cartografi che prepararono una carta bellissima, dove erano disegnati i mari e i confini, le montagne e le vallate, i fiumi e le città. La carta era così grande che occupava tutta una sala del palazzo reale.

Il re non era però soddisfatto: voleva un carta più grande, per farci stare proprio ogni cosa che incontrava quando girava per il regno a cavallo. Chiamò allora i cartografi più famosi dei paesi vicini.

Questi, tutti insieme, disegnarono torrenti e sentieri, casolari sperduti e piccoli stagni costieri, i boschetti e le radure. La carta risultò bella come un dipinto e tanto grande che dovettero stenderla sui prati di un’intera collina.

Ma il re non era ancora soddisfatto. “E i fiori?”, chiedeva, “Gli uccelli che mi svegliano al mattino? Gli scogli dove vado a fare il bagno? Le spighe dei miei campi di grano? Le ciliegie mature che mi piacciono tanto?”

Il re mandò allora a chiamare un vecchio cartografo di cui tutti parlavano: era certamente il più bravo, ma abitava dall’altra parte del mondo, in Cina.

Dopo alcuni mesi di viaggio, il cartografo arrivò e chiese al re di raccontargli quali erano i suoi desideri. Ascoltata la spiegazione, il cartografo, che era anche un vecchio saggio, disse: “Maestà, risparmia il tuo denaro: mi pagheresti per un lavoro inutile. Una carta grande come il regno non servirebbe proprio a niente.”

 

Secondo te, aveva ragione il vecchio cartografo?

Perché?

Costruire un planisfero in classe

Questo compito di realtà ha come obiettivo principale la valutazione delle competenze geografiche attraverso un percorso operativo finalizzato alla realizzazione di un planisfero. Questa attività, tuttavia, coinvolge diverse competenze trasversali, come, ad esempio, competenze digitali, abilità di ricerca e di approfondimento, capacità di espressione culturale e artistica, competenze sul rispetto delle regole, ecc. Come tutti i compiti di realtà che proponiamo è infatti multidisciplinare (Geografia, Italiano, Arte) e multimodale.

Prima fase

La strutturazione del compito prevede un momento iniziale per la presentazione del progetto e per un primo confronto tra gli alunni. In questa prima fase si chiede inoltre di organizzare e approntare materiali, strumenti e tecniche per arrivare alla realizzazione del planisfero.

Seconda fase

Si passa quindi al disegno vero e proprio della carta e dei confini tra gli Stati; si suggerisce di attaccare un foglio di carta da pacco bianca sulla  superficie di una LIM, oppure su una parete della classe, controllando che sia liscia per evitare di tracciare contorni poco precisi. Accendere il videoproiettore e proiettare l’immagine del planisfero da ricalcare con una matita. In seguito si procede alla colorazione e alla scrittura dei toponimi principali. Se si è scelto di creare un unico planisfero per tutta la classe, è necessario fare attenzione a che tutti contribuiscano a una parte, se pur piccola, del lavoro.

Terza fase

La classe viene divisa in piccoli gruppi. Nella loro formazione l’insegnante deve preoccuparsi di creare una composizione equilibrata degli stessi, tenendo conto delle esigenze degli alunni BES, per i quali si dovranno attuare le strategie più adatte a favorire il coinvolgimento nelle attività. L’insegnante deve anche illustrare ogni fase del compito, prima che i gruppi si accingano ad affrontarle in modo autonomo.

Si passa ora alla fase successiva, che riguarda la ricerca, anche attraverso la rete web, delle informazioni relative agli elementi simbolo delle aree specifiche prese in considerazione. Ogni immagine deve essere stampata (o ritagliata, se derivata da materiale cartaceo) e applicata al planisfero  attraverso la pratica di attività manuali.

Quarta fase

Il lavoro di ricerca di ogni gruppo prosegue per giungere a una sintetica esposizione scritta (descrizione, significato, storia) delle immagini simbolo scelte e alla condivisione  con gli altri gruppi.

Quinta fase

Tutta la classe deve quindi eseguire il controllo finale del cartellone per poi appenderlo in classe e utilizzarlo nell’attività didattica. Si propone di predisporre anche un planisfero in una versione ridotta, utilizzabile durante lo studio o l’esposizione orale individuale.

Sesta fase

L’ultima fase del lavoro non è meno importante, perché rappresenta un momento sociale di scambio con altri compagni della scuola.  A fine anno scolastico, infatti, l’attività prevede il dono del planisfero a una classe quarta.  Il regalo del planisfero di classe rappresenta una sorta di passaggio di testimone e di buon augurio per il futuro anno scolastico.


Per proporre il lavoro sul planisfero puoi anche scaricare la scheda da stampare (dal sussidiario Pista! A ruota libera tra le discipline,  edizioni Cetem).
Al termine di questo compito di realtà è presente una rubrica di autovalutazione finale, che aiuta riflettere lo studente sul lavoro fatto. Si tratta di un esempio di autobiografia cognitiva che può essere utilizzato per cogliere e valutare diversi aspetti importanti: il senso attribuito dall’alunno al proprio lavoro, le intenzioni che lo hanno guidato nello svolgere le attività, le emozioni o gli stati affettivi provati.

Qui invece puoi scaricare e stampare una tabella delle competenze e delle abilità coinvolte durante questo lavoro.

Puoi trovare altri compiti di realtà di Progetto Ipazia qui, qui, qui e qui.